Era stato squalificato sino al 24 maggio prossimo per frasi razziali contro il giocatore della squadra avversaria. Miro Murgia allenatore del Vecchio Borgo Sant'elia, c'era rimasto male, aveva subito sostenuto di non aver mai pronunciato alcuna frase offensiva ad alcun giocatore ed ha fatto ricorso.

La Corte d'Appello federale lo ha ampiamente assolto. Le indagini svolte dalla Procura Federale "non permettono di affermare che il reclamante abbia commesso il fatto a lui attribuito" durante la gara del campionato di Promozione fra il Vcechio Borgo e il Carloforte del gennaio scorso.

"Finalmente è venuta fuori la verità", dice Murgia. "Il direttore di gara aveva frainteso. Non sono di certo un razzista come non lo sono i rappresentanti della mia società. Da due anni ho stretto un accordo con la cooperativa Family House che si occupa di accogliere i migranti. Per tre volte alla settimana faccio partecipare ai nostri allenamenti, a rotazione, dei ragazzi di questa cooperativa. Spesso vengono anche dei giovani della Caritas. Diamo loro, con orgoglio, l'opportunità di praticare sport, divertirsi e vivere momenti di svago".

La Corte, preso atto della discordanza tra quanto riferito dall'arbitro e quanto invece sostenuto dal Murgia e dalle altre persone sentite dalla Procura Federale, ha compiuto le indagini richieste, assumendo le dichiarazioni del calciatore del Carloforte ritenuto vittima della frase di discriminazione razziale, nonché le dichiarazioni di due dirigenti e dell'allenatore della stessa Società, di un dirigente del Vecchio Borgo Sant'Elia e di un associato AIA che nella partita aveva svolto le funzioni di assistente arbitrale.
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