«Per la mia battaglia politica e di civiltà in difesa dei sardi e dei soldati malati ora rischio di andare in carcere. Preoccupato? No, ne sono fiero. Ma soprattutto sono indignato».

Mauro Pili, 52 anni, ex sindaco di Iglesias, ex Governatore della Regione ed ex deputato, oggi è un normale cittadino e si è visto recapitare dalla Procura di Cagliari una convocazione per l'udienza che si svolgerà il 21 maggio davanti al tribunale penale. È sotto accusa per aver violato il poligono militare di Teulada il 3 agosto 2014.

L'unico indagato?

«Sì. C'erano decine di natanti e gommoni, non meno di cento persone presenti alla nostra protesta pacifica con tanto di bandiere sarde al vento. Eppure sotto processo ci sono solo io. Evidentemente...».

Evidentemente?

«Il ministero della Difesa vuol farmela pagare per le mie denunce, per aver dimostrato il grave disastro ambientale causato dalle guerre simulate e dai test di armi a Teulada, a Quirra, a Capo Frasca, per aver smascherato a Teulada la presenza di un deposito di sostanze radioattive illegale, per aver preso le difese dei soldati e dei pastori ammalati e morti di tumore dopo aver lavorato nei poligoni o nelle missioni di pace».

Lei ha violato con il gommone un'area proibita.

«Chi ha violato le leggi e la Sardegna sono coloro che l'hanno devastata bombardandola da terra, da mare e dall'aria. Io non ho violato un bel niente. Già è gravissimo che esista una zona della Sardegna proibita dal 2011 per la potenziale presenza di ordigni inesplosi, perché quella penisola di Capo Teulada è bombardata e devastata da 50 anni dalle forze armate di tutto il mondo. Il nostro blitz pacifico risale a cinque anni fa, la situazione è immutata: nessuna vera bonifica di uno degli angoli più suggestivi del Sud Sardegna, consacrato ai bombardamenti e sottratto al turismo. Confido nella magistratura che sta indagando sulle morti sospette e sul disastro ambientale di Teulada e nel Tribunale di Lanusei che sta facendo luce su quel che è accaduto a Quirra».

Le accuse più pesanti sono le sue e quelle dei comitati anti-militaristi.

«Da deputato, da componente della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, ho consegnato agli atti del Parlamento la mia relazione di 900 pagine in cui è tutto documentato, certificato, denunciato. Ci sono i rapporti dell'Arpas che parlano di 4200 missili Milan esplosi a Teulada. Ognuno contiene 3 grammi di torio, sostanza radioattiva più pericolosa dell'uranio, provoca tumori e malformazioni. Fate voi la somma: è come se nel poligono di Teulada fosse esplosa una bomba nucleare».

La commissione d'inchiesta chiese la bonifica e la dismissione dei poligoni di Teulada e Capo Frasca.

«Sì, restituzione dopo la bonifica e la creazione di alternative concrete di occupazione e sviluppo».

Tutto è rimasto lettera morta da due anni. Perché?

«Troppi interessi delle industrie belliche e dei vertici militari collusi, con la complicità di tutte le forze politiche italiane. Compreso questo governo. Se un alto ufficiale ordina dei missili che lo Stato acquista, poi si dimette e diventa amministratore delegato dell'industria che fabbrica quei missili, di cosa stiamo parlando? Se poi alla Vitrociset, la società che gestisce i radar e i sistemi informatici dei poligono sardi, viene affidata la bonifica, un vergognoso e inutile movimento terra, o la costruzione di villaggi mitteleuropei e mediorientali per le nuove esercitazioni, di cosa stiamo parlando? Forse il processo che comincia il 21 maggio è legato a questo: vogliono farmela pagare».

Lei da Governatore della Regione è andato in Kosovo in visita alla Brigata Sassari.

«Premessa: il mio impegno contro l'occupazione militare della Sardegna risale a tempi non sospetti, quando ero studente, anno 1984, nei cortei in piazza. Proprio quella visita in Kosovo la considero il primo tradimento che i sardi hanno ricevuto dallo Stato: ho visto nei Balcani i militari Usa con tutte le protezioni necessarie, erano dei veri e propri palombari terrestri, in un teatro di guerra dove si erano utilizzati proiettili all'uranio impoverito. Ho chiesto ai ragazzi sardi: perché voi non le avete? L'ho chiesto anche ai generali: perché i sassarini hanno soltanto mimetiche e scarponi? Mi risposero: sono gli americani che fanno scena . Ecco, per chi è morto, per chi si è ammalato, per i familiari che mi hanno chiesto aiuto, sono disposto anche ad andare in carcere. È una questione che va ben oltre un gommone che entra in un perimetro illegittimamente vietato. I sardi non sono più padroni in casa loro. Bisogna reagire, senza timori, contro gli affari militari che devastano la nostra terra e fanno ammalare soldati e civili sardi».

Paolo Carta

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