Otto anni sono passati dal quel drammatico 13 gennaio 2012 quando la Costa Concordia, con a bordo oltre 4000 persone, è finita contro gli scogli dell'Isola del Giglio. Doveva essere un "inchino", il nome della manovra con cui ci si avvicina molto alla costa, ma è finito per diventare una tragedia.

32 i morti, che domani saranno ricordati con una cerimonia al Giglio.

La nave, partita da Civitavecchia, viaggiava verso Savona. Alle 21.45 l'urto. Alle 22 la comunicazione alla Capitaneria di porto di un semplice blackout provocato da un guasto ai generatori. Solo quando erano quasi le 22.30 il comandante Francesco Schettino ha raccontato alla Capitaneria di Livorno di una falla e dell'allagamento, perdendo così minuti importanti per l'attivazione dei soccorsi.

La Concordia intanto si era inclinata rendendo impossibile l'uso delle scialuppe per l'evacuazione.

Secondo le prime testimonianze e le registrazioni delle comunicazioni tra il comandante e Gregorio De Falco, Capo della Sala Operativa della Capitaneria di Porto di Livorno (QUI IL TESTO INTEGRALE), era apparso evidente da subito che Schettino avesse abbandonato la nave. Nei suoi confronti è stata emessa una sentenza di condanna a 16 anni di reclusione.

Il destino della Concordia è stato lo smantellamento dopo il trasferimento al porto di Genova.

"Nessuno potrà dimenticare", commenta oggi il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli. "Il 13 gennaio - è invece il commento di Kevin, fratello del cameriere indiano Russel Rebello, l'ultimo corpo ritrovato dai sommozzatori - per me è una data che non dimenticherò mai. Un giorno che ha segnato la mia famiglia. Sono passati già 8 anni da quella tragedia. Ricordiamo sempre mio fratello anche con suo figlio che adesso ha 11 anni e chiede di suo padre che gli manca". E verso Schettino "non ho alcun risentimento nei suoi confronti, già sta pagando per quello che ha fatto".

(Unioneonline/s.s.)

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