La questione della libertà di stampa e degli insulti ai giornalisti continua a fare discutere, e ora rischia di diventare un caso anche all'interno del Movimento 5 Stelle.

ANCORA DI BATTISTA - A intervenire sul tema è ancora Alessandro Di Battista, che affida i suoi pensieri ad un lungo post pubblicato su Facebook, dove arriva a definire i giornalisti, dopo l'appellativo "puttane" che sta facendo il giro del mondo, anche "sepolcri imbiancati".

"È partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico", attacca l'esponente del M5S. "Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: 'giù le mani dall'informazione'".

Un'altra immagine dalle manifestazioni in corso in Italia a sostegno della libertà di stampa
Un'altra immagine dalle manifestazioni in corso in Italia a sostegno della libertà di stampa
Un'altra immagine dalle manifestazioni in corso in Italia a sostegno della libertà di stampa

"Ben vengano le manifestazioni per la libertà di stampa – prosegue Di Battista - solo che andrebbero fatte in Svizzera sotto casa di De Benedetti, ad Arcore sotto casa di Berlusconi o davanti alle incompiute Vele di Calatrava per le quali il gruppo Caltagirone si è beccato un bel po' di soldi. Ma in certi luoghi questi sepolcri imbiancati evitano di andare. Al contrario bastonano chi ci va e chi ne parla".

Di Battista sostiene quindi di essere nel mirino dei "giornali di Berlusconi che non mi hanno mai perdonato di essere andato sotto Villa San Martino" a leggere la sentenza di condanna per Dell'Utri, mentre i "giornali di De Benedetti non mi hanno mai perdonato il fatto di aver ripetutamente parlato del passato inglorioso dell'Ingegnere. Non parliamo poi del gruppo Caltagirone il quale non mi hai mai perdonato di aver contribuito a mandare nell'oblio le Olimpiadi di Roma tanto care ai palazzinari della capitale".

LA LISTA - E poi arriva la lista di quelli "con la schiena dritta": "Lo dico ancora una volta – spiega - il mestiere del giornalista, quello con la schiena dritta, è importante come quello del chirurgo. E grazie a Dio in Italia ci sono eccome Giornalisti liberi". Ed eccoli: "Travaglio uno che il Movimento l'ha bastonato ripetutamente, è libero; Massimo Fini, un uomo che per non essersi piegato al pensiero dominante non ha fatto la carriera che meritava; è libero Buttafuoco, uno degli ultimi intellettuali rimasti; sono liberi Fulvio Grimaldi e Alberto Negri, due non certo teneri con la politica estera dell'attuale governo; è libero Franco Bechis, uno dei giornalisti più innamorati dello studio degli atti che abbia mai conosciuto; è libera Luisella Costamagna, è libera Milena Gabanelli, sono liberi decine di Giornalisti e Giornaliste che hanno capito che chi davvero sta colpendo la libertà di stampa sono svariati sicari dell'informazione ormai distaccati dalla realtà e capaci di scendere in piazza per difendere esclusivamente la loro posizione di potere che ha molto più a che fare con quella servitù volontaria descritta da Étienne de La Boétie che con il desiderio di indipendenza che tanto sbandierano in queste ore".

La senatrice Elena Fattori (Ansa)
La senatrice Elena Fattori (Ansa)
La senatrice Elena Fattori (Ansa)

LA RIBELLE - A scatenare la polemica su tema nel Movimento 5 Stelle sono poi le parole di Elena Fattori, fra i "ribelli" che hanno votato contro la fiducia sul ddl Sicurezza e che ora è "sotto processo" dai suoi. "Coerenza vorrebbe che per dimostrare la loro verginità tutti i giornalisti eletti col 5 stelle si dimettessero", tuona la senatrice dalla sua pagina Facebook.

PARAGONE - Pronta la risposta rilasciata all'Adnkronos del senatore e giornalista pentastellato Gianluigi Paragone: "Ormai la collega Fattori è in apparente stato confusionale".

Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone (Ansa)
Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone (Ansa)
Luigi Di Maio e Gianluigi Paragone (Ansa)

DI MAIO - Quindi l'intervento di Luigi Di Maio in diretta Facebook: "La libertà di stampa – spiega il vicepremier - la libertà di informazione per me è sacra e deve essere una libertà che garantisca la stampa libera da tutti e da tutto. Chi parla di dittatura come fa Berlusconi mi fa un po' ridere perché rappresenta quella classe politica che quando era al governo ha epurato giornalisti come Biagi”. E ancora: “C'è qualcosa che non va nella libertà di informazione in Italia, che non è libertà di raccontare menzogne ma se c'è una menzogna allora uno come me deve rispondere”.

Quindi un pensiero agli "sfruttati": "La libertà di informazione – afferma - si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni dei sottopagati, che sono sottopagati, gli vengono pagati gli articoli al limite dello sfruttamento. Libertà di informazione è assenza di conflitto di interessi negli editori e dignità per i lavoratori. Noi vogliamo investire nell'equo compenso". "C'è un progetto di legge che porteremo in parlamento – aggiunge - che incentiva i cosiddetti editori puri, quelli che non hanno interessi economici e politici. E grazie a questo avremo una libertà di informazione in linea con il dettato costituzionale".

L'AGCOM - Sulla questione è quindi intervenuta anche l'Agcom, che stigmantizza gli attacchi alla stampa e ribadisce la necessità di "un'informazione libera, pluralista, rispettosa della dignità delle persone, del ruolo delle forze politiche e dell'autonomia professionale dei giornalisti".

DI BATTISTA SU FACEBOOK:

LA PROVOCAZIONE DI ELENA FATTORI:

(Unioneonline/v.l.)
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