Venezia è un Pesce. Lo dicono tutti. Lo dice anche la bellissima e ironica guida turistica di Tiziano Scarpa.

È un pesce. Sta nell'acqua e qualche volta va anche un po' sotto. Di fatto se si guarda la cartina di Venezia, la città assomiglia davvero a un pesce, preso all'amo da una strada che la lega alla terraferma: via Della Libertà. Da quella "lenza" di terra si arriva in auto o in treno. Poi solo traghetti. O stivali. Dopo la botta di marea dell'11 novembre scorso, mai cosi alta dal 1966, domenica 24 si è registrato un altro picco: un metro e 40. Considerando che Venezia è più o meno a 90 cm sul livello del mare, uno stivalone al ginocchio basta. Prima che la marea crescesse le sirene hanno avvisato la popolazione. Un suono inquietante nel cuore della notte.

Un'altra immagine di piazza San Marco  (Foto A. Raggio)
Un'altra immagine di piazza San Marco  (Foto A. Raggio)
Un'altra immagine di piazza San Marco (Foto A. Raggio)

Poca cosa rispetto al metro e 87 di 13 giorni prima, un'onda che non si vedeva dal decenni e che ha messo in ginocchio mezza città. Ma a Venezia tra una marea e l'altra sembra che non sia successo nulla. Le strade tornano libere e i negozi sono asciutti. Tutto regolare, solo un vago odore di muffa.

Ormai quello che è perso è perso. La merce si sposta ai piani superiori e si aspetta che la marea scenda di nuovo. I negozianti sorridono e accolgono i turisti, raccontano le loro disgrazie e vendono. Chi ci ha rimesso di più sono state le botteghe della zona di piazza San Marco e di Rialto. Ma ci sono botteghe e botteghe. Negozietti sigillati con paratie di ferro e silicone che partono dal pavimento e impediscono all'acqua di entrare e vecchie botteghe senza alcun riparo contro i sempre più frequenti scherzetti della natura.

Una giovane donna fiorentina gestisce un piccolo atelier di abiti vintage a pochi passi dal ponte di Rialto. Ma non ci sono solo negozi al piano terra. Più avanti, poco lontano dalla Calle di San Lorenzo, la famosa libreria Acqua Alta, di Luigi Frizzo, che il giorno della marea eccezionale è stata letteralmente sommersa. È un locale enorme e zeppo di libri: sui tavoli, nelle mensole sugli sgabelli, dentro vecchie gondole e persino nelle vasche da bagno. Libri e gatti. Insomma sono diventati famosi, grazie ad un tam tam di amici su Facebook. Nel cortile sul retro gli scalini sono fatti di vecchi libri marci, se si sale sull'ultimo si vede il canale dall'altra parte.

San Marco, mosaici sommersi  (Foto A. Raggio)
San Marco, mosaici sommersi  (Foto A. Raggio)
San Marco, mosaici sommersi (Foto A. Raggio)

Poi c'è la cooperativa sociale "Acquaaltra", un negozietto equo solidale in campo Santa Margherita, che ha in vetrina decine di magliette con la scritta "rialziamoci, rialziamola": sotto l'immagine di Venezia grondante acqua tenuta tra due mani unite in posizione di offerta. Sold out.

Domenica è stata un'altra giornata difficile. Stivali alti a partire da Campo Santa Margherita fino a San Marco. Turisti presi alla sprovvista che si tolgono le scarpe continuano scalzi, idrovore che succhiano acqua dai negozi barricati alla meglio e la risputano in strada a pressione, spesso su qualche passante.

L'acqua non guarda in faccia nessuno. A ridosso di piazza San Marco, dalla parte delle grandi firme, i commessi di Yves Saint Laurent, spalano acqua dal pavimento. Forse la pompa si è rotta.

Ma le maree non bastano a spegnere le polemiche che in questi giorni infiammano la città di San Marco. I veneziani continuano a riunirsi in assemblee e a fare manifestazioni di piazza.

Acqua alta, magliette in vetrina  (Foto A. Raggio)
Acqua alta, magliette in vetrina  (Foto A. Raggio)
Acqua alta, magliette in vetrina (Foto A. Raggio)

"Salviamo Venezia, dal Mose, dal cambiamento climatico e dalle navi" è il titolo dell'assemblea cittadina che si è svolta sabato 23 nella sala di San Leonardo mentre domenica, in mezzo all'acqua, grande corteo di protesta.

Il dibattito più feroce è sul "Mose" (modulo sperimentale elettromeccanico). Opera titanica, iniziata vent' anni fa, e mai finita. Per non deturpare lo skyline di Venezia, la grande barriera contro l'alta marea è stata realizzata interamente sott'acqua, ingranaggi compresi. E ora è già vecchia. Forse materiali scadenti, forse una progettazione poco accurata, sta di fatto che recenti sopralluoghi sottomarini hanno documentato un Mose completamente incrostato e arrugginito, che forse non funzionerà mai. Ci vorrebbero 100 milioni solo per correggere le criticità emerse dagli ultimi sopralluoghi: 37 solo per risistemare le cerniere. Insomma 6 miliardi di euro buttati al vento, dicono in assemblea, e non lo dicono solo i cittadini ma soprattutto gli esperti. Albert Hammermann archeologo e studioso della facoltà di New York lo aveva previsto già 19 anni fa.

Insomma la città non ne può più e i veneziani sono stanchi. E zuppi. Ma quali sono i problemi che hanno portato negli ultimi anni ad un aumento della frequenza e della portata delle maree? Cambiamenti climatici o la mano maldestra dell'uomo? L'uno e l'altra. Ma la seconda forse ha fatto di più. Ripetono in assemblea i rappresentanti di "Una città possibile", gli fa eco l'ingegner Maria Rosa Vittadini. Dubbi, polemiche, rabbia e disperazione di chi comunque e ha avuto danni molto pesanti.

Turisti vicino a Campo Santa Margherita (Foto A. Raggio)
Turisti vicino a Campo Santa Margherita (Foto A. Raggio)
Turisti vicino a Campo Santa Margherita (Foto A. Raggio)

Le notizie degli ultimi giorni hanno fatto fuggire tanti turisti: 4 su 10 hanno disdetto, si legge sulle colonne del quotidiano locale. Ma nonostante tutto la città è ancora piena di gente, di tutte le nazionalità, soprattutto in occasione dell'ultima settimana di Biennale.

Orde di assatanati di arte contemporanea e avventurieri dell'acqua alta: galoche gialle, arancio, blu, impermeabili usa e getta, ombrelli e sorrisi a fetta di melone. Sguazzano coi piedi nell'acqua fino alla caviglia e si fotografano per dire: ecco, c'ero anch'io.

Estasiati da Venezia, col sole, la pioggia, l'acqua alta, non importa. Venezia è sempre Venezia. Scolaresche, gruppi vacanze, coppiette innamorate, c'è un po' di tutto, tra i mosaici della sua basilica di San Marco, le opere di Bellini, Tiziano e Tintoretto; in giro per i padiglioni della Biennale, a baciarsi sul ponte di Rialto, sulle gondole, tra le facciate maestose dei palazzi, al mercato pesce. Passeggiano e mangiano baccalà mantecato, polpettine e pesce fritto nei cartocci dei "bacari", piccoli botteghini che vendono specialità veneziane, take away. Tutti solidali. Tutti veneziani.
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