I rapidi e continui mutamenti della rappresentanza politica nelle democrazie liberali stanno facendo emergere il problema, forse finora sottovalutato, di classi dirigenti non all'altezza dei problemi delle nostre società. Di certo il merito ha poco spazio nella valutazione dei politici perché ormai esso è stato sostituito dal fatto che essere stati eletti è sinonimo di rappresentanza popolare e quindi di legittimità a prendere decisioni. È vero, ma noi vorremmo che le prendessero con competenza, con valutazioni accurate dei costi e benefici per la società e lo facessero non solo nell'interesse della comunità che li ha eletti, ma della Sardegna intera.

È in libreria un bel libro, "Il modello Cina. Meritocrazia politica e limiti della democrazia", di Daniel Bell che penso possa farci riflettere, perché affronta proprio questi problemi seppure in un contesto molto diverso, ma in una società proiettata al futuro. Questo per dire ancora una volta che in tutte le attività umane serve un progetto di ampio respiro che superi la contingenza della classe politica del momento.

Il servizio sanitario ne ha bisogno estremo perché da troppo tempo navighiamo a vista. Pertanto è giunto il momento di abbandonare i personalismi volti a conseguire il consenso elettorale e dedicarci tutti a dare solide basi alla nostra sanità che ne consentano uno sviluppo capace di venire incontro ai mutamenti della società e stare al passo della ricerca scientifica. Ad ogni nuova legislatura riappare il tema della necessità di nuovi ospedali.

Nessuno dubita dei vantaggi che un nuovo ospedale può dare per migliorare l'efficienza dei servizi sanitari ed il benessere dei pazienti. Ma la comunità scientifica concorda sul fatto che per l'invecchiamento della popolazione e quindi per l'aumento delle malattie croniche i posti letto negli ospedali dovranno essere ridotti di un buon 30 % perché queste patologie potranno e dovranno essere curate a casa. Se non lo faremo i costi sanitari e sociali saranno insostenibili.

Negli Stati Uniti ad esempio la spesa sanitaria per patologie croniche è pari al 75 % di tutta la spesa sanitaria. Anche noi dobbiamo intraprendere questa strada. Per farlo dobbiamo aumentare fortemente l'efficienza dei nostri ospedali e l'efficacia. Come farlo? Serve aumentare il numero e l'efficienza dei servizi che sono il motore degli ospedali. Esami di laboratorio in tempo reale a tutte le ore diurne. Servizi di diagnostica per immagini che riducano drasticamente i tempi di attesa degli esami e quindi i tempi di degenza. Sale operatorie aperte per la routine nei grandi ospedali 12 ore e vie preferenziali per le urgenze chirurgiche. Dotare i grandi ospedali di sale di degenza postoperatoria separate fisicamente dal reparto che ha operato il paziente per non interrompere la tempistica degli interventi programmati. Rivedere con convinzione i modelli organizzativi perché i malati ormai hanno molti organi compromessi contemporaneamente per cui l'assistenza deve essere concentrata sulla gravità del paziente e non solo su ogni singola malattia.

Per tutto questo, pur in estrema sintesi, dobbiamo fare in modo che per ogni ospedale, per ogni struttura sanitaria le competenze dei medici e degli infermieri siano commisurate alla complessità della struttura stessa. La selezione del personale non ha purtroppo un grande spazio nel nostro servizio sanitario e nella nostra società in generale. Si dà solo valore ai titoli accademici, laurea e specializzazione, mentre ciò che serve è conoscere la preparazione pratica e l'esperienza clinica che deve essere valutata nel contesto della struttura sanitaria. La preparazione e le competenze per accedere ad un ospedale ad alta specializzazione devono essere nettamente più complete di quelle per lavorare in un piccolo ospedale.

I presidi medici, infine, sono strumenti indispensabili per il funzionamento degli ospedali. Si spendono 6 miliardi l'anno e nelle 4500 società ci sono 60mila addetti. A Mirandola si è creato un indotto industriale che fabbrica il materiale per la dialisi di 45mila dializzati. Noi siamo solo acquirenti. Queste brevi note ci mostrano quanta strada dobbiamo fare.

Antonio Barracca

(Medico)
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