«Detesto i tabù, preferisco il confronto. Questo è il metodo con cui amministrerò Cagliari». Un secolo fa, appena maggiorenne, Paolo Truzzu fu missino. Poi partecipò all'evoluzione della destra italiana: confluì in Alleanza nazionale, fino ad aderire a Fratelli d'Italia. L'elezione a sindaco di Cagliari è l'ultimo passo di un cammino iniziato con la presidenza della Circoscrizione 5, proseguito con l'elezione in consiglio regionale e la conquista della leadership regionale del partito. Nel curriculum alla voce sport c'è la fondazione degli Eagles, frangia (scomparsa) della tifoseria del Cagliari: «Era tanto tempo fa, avevo ancora tutti i capelli».

Quarantasette anni, sposato, due figlie, è un impiegato comunale che ha traslocato dall'altra parte della scrivania. Ha vinto la campagna elettorale battendo sul tasto dei rifiuti: «Abbiamo ereditato questo problema».

La città è ancora sporca.

«È la dimostrazione che non siamo stati noi a spargere l'immondezza, come qualcuno diceva. Stiamo intervenendo pesantemente nella Marina, a Stampace, in piazza Yenne. Vogliamo potenziare il servizio di lavaggio e spazzamento, la vigilanza sarà stringente per impedire che pochi cagliaritani e tanti che arrivano da altri Comuni usino la città come una discarica».

Modificherà la raccolta differenziata?

«La renderò adatta alle esigenze degli utenti».

Un esempio?

«È assurdo che ci siano cittadini costretti ad andare in ufficio anche la domenica sera solo per esporre il mastello».

Il nuovo direttore generale sarà Giorgio La Spisa?

«Sarà una persona autorevole».

D'accordo col rigassificatore a Giorgino?

«Cagliari e la Sardegna hanno bisogno del gas. Se fossi stato sindaco tre anni fa mi sarei opposto alla scelta: è troppo vicino alla città. Ormai è tardi, dire no farebbe perdere una grande opportunità».

A Sant'Elia i palazzi devono essere abbattuti e ricostruiti?

«Solo se sono favorevoli i residenti. Con somme contenute si potrebbero ottenere case moderne, tecnologiche, con gli accessi a norma. In questi cinque anni vorrei che almeno un quartiere iniziasse il cammino verso l'autonomia energetica, cioè producesse l'energia che consuma».

Con i nuovi ascensori via le auto da Castello?

«A me piacerebbe non averle a Marina e Castello ma dobbiamo rispettare le esigenze di chi ci abita. Di sicuro interverremo per aumentare i parcheggi. Investiremo sulla mobilità elettrica: è la sfida principale nei prossimi cinque anni. Va trovata anche una soluzione condivisa per Arst e Ctm per evitare che siano cane e gatto».

L'assessore Mereu vuol riaprire alle auto via Garibaldi e via Manno.

«Amsterdam è l'apripista europea per la mobilità sostenibile eppure sino alle 11 nel centro storico i fornitori possono entrare con i mezzi. Noi potremmo aprire i varchi dalle 8 alle 10 a commercianti e residenti, anche nel Corso. E se passa un bus elettrico che fastidio dà?»

Via Mameli?

«Ha una Ztl che non funziona».

L'assessora Deidda vorrebbe abbattere viale Ferrara.

«Contribuisce a separare Sant'Elia dal resto della città. Sarebbe utile trovare soluzioni tecniche per rompere l'isolamento».

Via Roma piazza sul mare?

«È un sogno. Bisogna capire come conciliarlo con la metropolitana che attraversa la strada per tutta la sua lunghezza».

Un nuovo ospedale è necessario?

«Sì. Oggi in città c'è solo il Santissima Trinità che, con tutto il rispetto per chi ci lavora, non è all'altezza dal punto di vista strutturale».

Il generale Olla sostiene che «bisogna capire se davvero c'è l'interesse del pubblico ad avere gli immobili militari».

«È un'affermazione lecita: alcuni beni dismessi non sono stati valorizzati».

Possono tenersi una bella fetta di Calamosca e Sant'Elia?

«Prima di chiedere altro bisogna sfruttare ciò che abbiamo. Come? Coinvolgendo i privati attraverso le convenzioni: loro ristrutturano, pagano un canone all'Amministrazione e si garantiscono l'uso dell'immobile per un certo numero di anni».

Cosa cambierà nel Teatro lirico?

«Vedremo. Nella prima fabbrica di cultura della Sardegna il consiglio di amministrazione scadrà a dicembre, il prossimo anno toccherà al sovrintendente. Mi piacerebbe se in quella zona nascesse un distretto con il liceo artistico e l'accademia delle belle arti».

Tornerà in auge Mauro Meli?

«Andiamo oltre».

Nuovi alberghi?

«Necessari. C'è solo una grande offerta extralberghiera».

I dati di polizia e carabinieri evidenziano il calo del numero di reati: a Cagliari non c'è l'emergenza sicurezza sbandierata in campagna elettorale dalla Lega.

«È una città sicura, ma si può aumentare la percezione di sicurezza. Le persone si sentono meno tranquille perché sono accaduti alcuni fatti gravi».

Quali?

«Un paio di anni fa c'è stata una serie di aggressioni alle donne».

Un giudizio sul suo predecessore Massimo Zedda?

«Ha lavorato bene su alcune cose, meno su altre».

Perché in Municipio ha fatto ammainare lo striscione di Regeni?

«Per il rispetto che ho della sede istituzionale ma non ho alcuna intenzione di cancellare la memoria».

Lei ha partecipato a una manifestazione delle "Sentinelle in piedi", il movimento che difende la famiglia tradizionale.

«Ero lì per una riflessione sulla legge Scalfarotto. Se fosse stata approvata avrei rischiato la condanna penale dicendo che non ero d'accordo sull'utero in affitto. Invece penso che la libertà di opinione sia un diritto».

Lei è molto social: pentito di qualche post?

«No, magari sono consapevole che qualche concetto poteva essere spiegato meglio».

Neppure di quello in cui, in periodo di attentati, scrisse «uccidiamoli a casa loro»?

«Se ci pensiamo, è quello che è successo. Oggi sentiamo meno la minaccia dei terroristi islamici perché qualcuno è andato a fare la guerra a casa loro: mors tua vita mea ».

Paolo Paolini
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