C'è un nuovo documento, insieme alla carta d'identità e alla patente, che da qualche tempo ha preso posto nel portafoglio dei cagliaritani. Si tratta della scheda elettorale. In questi sei mesi i più previdenti, invece di riporla nel più recondito dei cassetti per poi perderne le tracce fino alla successiva consultazione, hanno pensato bene di tenerla in tasca alla luce dell'inusuale frequenza d'uso a cui sono stati sottoposti quest'anno.

Abbiamo iniziato con le suppletive per sostituire il deputato velista Andrea Mura, siamo stati poi convocati per le regionali giunte a naturale scadenza, in seguito abbiamo rinnovato il parlamento europeo e successivamente, dopo le dimissioni di Massimo Zedda da primo cittadino, il capoluogo si è regalato un ultimo appuntamento con l'elezione del sindaco e del nuovo consiglio comunale. Cagliari, dunque, non si è fatta mancare niente dal punta di vista del voto: parlamentari, regionali, europee, comunali.

La girandola elettorale ha comunque prodotto uno smottamento totale del quadro politico, perché a gennaio ha diagnosticato l'inizio del coma irreversibile dei 5 Stelle. Il movimento grillino che, neppure un anno prima, aveva prevalso in tutte le circoscrizioni uninominali di Camera e Senato in Sardegna, si è dimostrato del tutto incapace di difendere il collegio di Cagliari dal garbato assalto condotto dal progressista Frailis. Il collasso del protagonista assoluto delle ultime elezioni politiche nazionali ha condizionato gli eventi successivi.

La regione che doveva essere la più pentastellata d'Italia, si è rivelata una facile preda per l'alleanza leghista a trazione sardista che, nonostante la disponibilità del principale esponente di sinistra sull'isola, l'allora sindaco Massimo Zedda, ha conquistato la guida della Regione con un distacco piuttosto netto: 15 punti percentuali. Le elezioni per il Parlamento di Strasburgo hanno principalmente confermato il crollo in Sardegna del M5S e, difatti, il Pd sardo ha potuto registrare una timida inversione di tendenza rispetto ai bagni di sangue delle precedenti tornate, risultando il primo partito a Cagliari.

L'esito della sfida che ha contrapposto il neosindaco Truzzu all'assessore uscente Ghirra ci lascia un quadro assai enigmatico. Di certo c'è la vittoria di un'ampia e assortita coalizione di centro-destra, o meglio di destra-centro, orgogliosamente guidata da Fratelli d'Italia e dal Partito Sardo d'Azione, principali beneficiari del consenso che ha permesso al proprio candidato di insediarsi a Palazzo Bacaredda. I numeri infatti hanno accreditato a Lega e Forza Italia appena il 5% di voti, nonostante il dissolvimento grillino. Di conseguenza, l'affermazione appare in tutto e per tutto espressione di una netta ed esplicita volontà di spingere la nuova giunta a voltare radicalmente pagina rispetto alla precedente amministrazione di centro-sinistra, o sinistra-centro, come sarebbe più corretto denominarla, altrimenti non si spiegherebbe il primato nella coalizione del partito di Giorgia Meloni.

Cagliari, dunque, diventa più che un modello, l'anti-laboratorio, perché fra le città sopra i 100.000 abitanti esprimerà una delle giunte più marcatamente conservatrici d'Italia. Tanto più che questa vittoria giunge dopo che l'amministrazione è stata guidata da una coalizione diametralmente opposta, con il primo cittadino che proveniva da Sel. Ovviamente, al di là delle etichette, funzionali alla semplificazione narrativa, ci sono le scelte politiche che, è facile prevederlo, alimenteranno il più sacro dei diritti sanciti dalla Costituzione materiale: lamentarsi della nuova amministrazione. Una tendenza molto italica, dovuta a un diffuso risentimento che contagia tutti gli strati sociali e che si traduce in un distacco dalla politica non salutare per nessuno. Il partito degli assenti, infatti, resta per distacco il primo in assoluto nella regione nel capoluogo, un dato molto preoccupante che di certo non si rifletterà positivamente sulla stessa politica che si sentirà sempre meno responsabilizzata dall'assenza di controllo e di partecipazione.

Marco Pignotti

(Università di Cagliari)
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