Difficile, per noi comuni mortali, capire le alchimie della politica. Ma una Giunta regionale a metà, a cinquanta giorni dal voto e dalla vittoria schiacciante del centrodestra, fa a cazzotti con il piglio decisionista di chi, quella vittoria, più di tutti, ha favorito: Matteo Salvini. Ma forse il leader della Lega, pur messo in guardia sul carattere dei sardi dal braccio di ferro per il prezzo del latte, non immaginava quanto sarebbe stato difficile tradurre i consensi in assessorati. Altrimenti, un po' come quando, il giorno di San Valentino al tavolo del pecorino, al Viminale, disse "non ci alziamo senza l'euro", non avrebbe mai affermato, pur col sorriso, che la Giunta regionale sarebbe nata un quarto d'ora dopo la proclamazione degli eletti, avvenuta il 20 marzo.

Forse, Salvini, non aveva messo in conto che onorevoli eletti sotto un'insegna potessero pensare di far nascere nuove alleanze in maggioranza davanti al rischio che il raggio di sole avrebbe potuto anche solo sfiorare la testa di qualcun altro/a. E non aveva messo in conto, forse, il leader della Lega, che le correnti in questo o quel partito (in Sardegna più che altrove?) sono talmente forti che, bene andando, ti becchi una polmonite. Ed ecco decimati potenziali assessori, capi di gabinetto, dirigenti e commissari di agenzie o di aziende che di salute si occupano, polmoniti comprese. Magari, più semplicemente, Salvini non aveva messo in conto l'orgoglio o, se preferite la voglia matta di entrare nella stanza dei bottoni, di quanti - chi più, chi meno - hanno portato fieno nella scuderia del cavallo vincente.

Nulla di nuovo sotto il sole di Cagliari. Così fan tutti, da sempre, sinistra, destra, centro. Certo, la Lega ci ha messo molto del suo, piazzando tre carte nel mazzo di Christian Solinas e blindando la presidenza del Consiglio regionale. Noi sardi ci auguriamo che in quel mazzo (da dodici?) ci siano tutti assi o, almeno, re e regine. Nessuno, qui, discute le scelte, che possono anche essere le migliori possibili. Come sempre il tempo, galantuomo, ci dirà. Però, nell'attesa, forse è meglio non scomodare troppo "curriculum e curricula", sostenendo, come è avvenuto, che il presidente ha fatto e completerà le scelte sulla base del cursus honorum. Gli elettori non avevano chiesto l'identikit della Giunta prima di dare un così ampio consenso al centrodestra. E, in fondo, a proposito di curriculum e di curricula, sino al 23 febbraio, in Sardegna, c'era una Giunta di professori e sappiamo com'è finita alle urne.

Martedì, a tre giorni dalla Via Crucis, si riunirà per la terza volta il Consiglio regionale e non è scontato che Christian Solinas completi la presentazione della squadra. Certo, non è facile star dietro ad equilibri ed equilibrismi, come una doverosa e gradita presenza femminile (ci si era illusi su un possibile sei a sei, sarebbe un successo quattro a otto) o la rappresentanza di questo o quel territorio.

Ma, rilanciando qui le parole pronunciate martedì dal presidente della Giunta, "non c'è tutta questa fretta, mica stiamo facendo le nomine del circolo bocciofilo". O, come ha detto al nostro Matteo Sau Stefano Tunis, l'uomo del giorno, "un minuto in più trascorso a prendere una decisione giusta significa ore risparmiate a causa di una sbagliata". Impossibile sostenere il contrario. Ma è anche innegabile che chi ha vinto le elezioni non stia rispettando la volontà degli elettori. Dando la sensazione, magari sbagliata, ma dandola, di aver messo in secondo piano i problemi della Sardegna e dei sardi. Chissà se, visti i due precedenti, Matteo Salvini conterà almeno sino a quindici prima di far battute con l'Isola sullo sfondo.

A proposito, ci ha inviato una mail il dirigente di un circolo bocciofilo: scrive che le regole di questo sport prevedono, come principale obiettivo, quello di posizionare la propria boccia il più possibile vicino al pallino. Non sappiamo cosa volesse dire, il dirigente del circolo bocciofilo, ma ci faceva piacere condividere il messaggio con voi. Buona domenica delle Palme.

Emanuele Dessì
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