Sul piano sociale e dell'occupazione il Sud Italia e le Isole sono in una condizione peggiore di quella della Grecia.

Ad affermarlo è una ricerca realizzata dall'ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha messo in luce il divario economico tra le aree settentrionali e il meridione del nostro Paese.

Dalla fotografia scattata dall'associazione di categoria emerge un'Italia sempre più spaccato in due, con il Nord che, lasciata alle spalle la crisi, ha ripreso a crescere, inseguendo la Germania (considerata la locomotiva europea) e le regioni del Sud (tra cui è compresa anche la Sardegna) con le peggiori performance dell'Area Euro.

Il documento prende in esame una serie di indicatori economici, sociali e occupazionali, comparando le due macroaree italiane con quella di Berlino e Atene.

In termini di Pil pro capite il dato del Nord Italia è inferiore a quello tedesco di 4.300 euro; quello del Mezzogiorno, invece, è superiore a quello greco di duemila euro (un cittadino del settentrione dispone di oltre 15.600 euro all'anno in più rispetto a un residente al Sud).

Tra la Grecia e il nostro Sud, le esportazioni sul Pil sono maggiori nel Paese ellenico, anche se il Mezzogiorno d'Italia conta una bilancia commerciale meno squilibrata di quella greca.

Sul versante del lavoro, invece, se il Mezzogiorno registra un tasso di disoccupazione generale migliore di quella greca (19,4 contro 21,5 per cento), i dati vedono il meridione d'Italia peggiore della Grecia per quanto riguarda quella giovanile (51% contro il 43%).

Numeri ancora più drammatici riguardano infine gli indicatori relativi al rischio povertà ed esclusione sociale, in cui la popolazione greca presenta percentuali nettamente inferiori alle nostre (rispettivamente nel primo caso 21% contro 33% e nel secondo 35% contro 47%).

(Unioneonline/F)

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