Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto questa mattina una corona d'alloro sulla tomba del Milite Ignoto all'Altare della Patria, a Roma. Lo ha fatto in occasione delle celebrazioni del Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, nel centenario della fine della Prima Guerra Mondiale.

Ad accompagnare il Capo dello Stato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il Capo di Stato Maggiore, generale Claudio Graziano. Presenti anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Ma a far discutere non sarà un gesto che si ripete, uguale a sé stesso, tutti gli anni, bensì le dichiarazioni del Capo dello Stato in un'intervista al Corriere della Sera.

Le sue frasi suonano come un monito: "Oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l'amor di Patria non coincide con l'estremismo nazionalista. Viene da più lontano, dal Risorgimento. È un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza da Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza".

Non teme un ritorno al passato, ma ammette che ci sono i rischi: "Non torneremo agli anni Venti o Trenta. Non temo la ricomparsa degli stessi spettri del passato, pur guardando con preoccupazione a pulsioni di egoismi e supremazie di interessi contro quelli degli altri: sarei allarmato da un clima in cui, più che concorrenza, si sviluppassero contrasti, contrapposizioni e ostilità, ponendosi su una china di cui sarebbe ignoto ma inquietante il punto finale. Ma l'Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto di più di quanto non dicano le polemiche legate alle faticose decisioni comuni nell'ambito degli organismi dell'Unione Europea".

Poi, continuando sull'Ue: "A volte questa interdipendenza appare a taluno come un vincolo, e questo determina reazioni. Di fronte a una crisi, a un'insufficiente capacità di governo dei processi globali, si cerca nel focolare domestico la protezione dagli effetti dell'interdipendenza. Ma nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente".

Infine i giovani: "Sono loro quelli che si sentono più italiani ed europei allo stesso tempo, e questo rappresenta il più forte antidoto ad antistorici passi indietro".

E a proposito di antistorici passi indietro, ieri Casapound ha sfilato a Trieste per celebrare "il centenario della vittoria italiana nella Grande Guerra". Striscioni, cori e fumogeni, contro cui si è mobilitata la rete antifascista, che ha dato vito a un'imponente manifestazione contrapposta. I due cortei non si sono incrociati e non si sono verificati scontri né disordini.

(Unioneonline/L)
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