Q ualche tempo fa andava per la maggiore “Cinquanta sfumature di nero”, che piacque ai moltissimi che si volevano ingrifare però sentendosi glamour (ci fu anche una frangia ideologizzata che lo comprò credendolo un saggio sul patto tra FdI e salvinisti, ma parliamo di numeri molto ridotti).

Qualche anno più tardi si riprende a discutere di nero, ma stavolta non c'è nulla di erotico: se ne parla per via di Black lives matter, il movimento che denuncia lo scarso o nullo valore che la società americana e in particolare i poliziotti danno alla vita di chi ha la pelle scura. Il gesto simbolo dei militanti è mettersi in ginocchio ed è una cosa di grande impatto, perché è nonviolenta e al tempo stesso è espressiva, drammatica. Funziona così bene che sta facendo il giro del mondo e nei giorni scorsi anche alcuni deputati del Pd si sono inginocchiati a Montecitorio, irritando molto la destra. Bel gesto, ma ora davvero serve un saggio sulle sfumature per capire bene e dare un po' di senso al mondo (almeno a quello piccolo dove stiamo noi).

Gli africani presi in mare dai libici, che li riportano a soffrire e morire nei lager in base ai patti stretti con Minniti e rinnovati da Conte, quegli africani sono black o solo neri? E le loro vite, matter o non matter? Così, per capire.

CELESTINO TABASSO
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