I n genere, quando si sigla una pace è un momento felice. Ma accade anche che un trattato di pace assomigli molto a una sconfitta e che sia foriero più di preoccupazioni che di serenità. A mio parere, è il caso della pace che Trump ha firmato con i talebani che continuano a esercitare la loro pesante influenza (un mix di estremismo religioso e terrorismo) sul martoriato Afghanistan. Il patto siglato a Doha, capitale del Qatar, mette fine al più lungo conflitto in cui siano mai stati impegnati gli Stati Uniti, ben 18 anni. Le truppe a stelle e strisce si ritireranno entro 14 mesi in cambio della promessa dei talebani di non compiere attentati. Proprio un bell'accordo. C'è proprio da fidarsi di terroristi che hanno seminato morte in nome del loro dio per punire gli infedeli. Siamo sicuri che manterranno la parola data. La verità è che gli Usa (ma anche l'Europa che ha numerosi contingenti militari in quel Paese) sono usciti sconfitti da quella guerra perché hanno voluto farla a metà: combattere ma non troppo, sparare ma sino a un certo punto, impegnarsi ma senza esagerare. Un capo talebano tempo fa ha detto agli americani: «Se vuoi fare la guerra, devi fare la guerra. Per questo la perderete». E così è stato. E presto risentiremo parlare della sanguinosa ferocia dei talebani.

IVAN PAONE
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