Non c'è stata miniera in cui non si siano calati nei loro 35 anni e oltre di durissimo lavoro anche nel sottosuolo, a –400 metri nel sottosuolo. 

Il loro sacrificio spesso immane, di cui portano ancora i segni sul corpo, è stato premiato oggi a Bacu Abis nel corso della quinta edizione della "Festa del minatore", organizzata dal coordinamento delle Associazioni di Bacu Abis, alla presenza dell'assessore alla Cultura del Comune di Carbonia Giorgia Meli e del parroco Giuseppe Tilocca.

Ma i veri protagonisti in assoluto della manifestazione erano loro, quattro ultranovantenni minatori nei cui curricula figurano letteralmente tutti i siti e i pozzi minerari del Sulcis: mostri sacri del lavoro nelle viscere della terra. 

Un emozionante riconoscimento è andato quindi ad Antonio Mocci, 93 anni, Francesco Setzu, 93, Silvano Farris, 92 anni (e anche ad Antonio Urigu, 96, che però per motivi di salute è rimasto a casa).

Davvero suggestiva la cerimonia di consegna degli attestati avvenuta a Pozzo Castoldi, uno dei tanti in cui gli ultimi quattro minatori ancora in vita di Bacu Abis hanno lavorato, assieme ai siti di Seruci, Nuraxi Figus, Cortoghiana, Pozzo Est, Pozzo Nuovo, Pozzo Roth, Pozzo Emilio, nonché la rinomata miniera di Serbariu a Carbonia.

Sono stati testimoni silenziosi e tenaci dell'epopea mineraria, fatta di sudore e sangue, rinunce e pochissime gioie. È poi seguita la commemorazione di tutti i minatori deceduti sul lavoro, tragedie di cui i quattro novantenni sono stati purtroppo dei testimoni.

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