Negli anni, sulla carta è diventato: un centro del volontariato, la base operativa della Forestale a Cagliari, il punto di riferimento dei servizi Caritas, la zona uffici dell’assessorato regionale all’Ambiente, un grande parco urbano con campi sportivi, un magazzino per materiali dismessi dalla Regione. E forse ci si dimentica qualcosa, tra delibere e dichiarazioni d’intenti.

Nella realtà invece è: niente. L’ex deposito dell’Aeronautica di Monte Urpinu, a Cagliari, è ancora un’area inaccessibile e non utilizzata. Succede a quindici anni dalla dismissione (agosto 2007), che risale agli accordi sulle servitù militari tra l’allora governatore Renato Soru e il ministero della Difesa.  

Bene liberato da soldati e filo spinato, inutilizzato dalla pubblica amministrazione, che ora ne è proprietaria sulla base dell’articolo 14 dello Statuto. E non si parla di poca roba: sono 15 ettari di terreno, molto verde, e 4mila metri quadri di fabbricati.  

“Ma siamo ancora sicuri che sia stato un bene chiudere l’ex deposito carburanti se in tutto questo tempo non siamo riusciti a creare neanche un progetto minimo di riqualificazione e valorizzazione per uno dei luoghi più belli di Cagliari?”: a chiederselo è Paolo Erasmo, ex militare che ha prestato servizio all’interno della struttura e adesso componente del Comipa (Comitato misto paritetico sulle servitù militari). “A oggi,   settembre  2022”, prosegue, “ non si è provveduto neanche allo sfalcio dell’erba, con i rischi che conosciamo  bene”.

Grandi manovre si erano registrate a luglio del 2020, quando alla direzione generale dell’assessorato agli Enti locali (competente sulla gestione dei beni dismessi) c’era Umberto Oppus: la giunta Solinas aveva deciso di creare a Monte Urpinu un grande polo ambientale e gli operai avevano sgomberato gli immobili e riorganizzato il verde. Poi, il nulla. Tutto fermo.

Nel frattempo, accusa Erasmo, “si è spesa una cifra enorme per la sola custodia:  può essere stimata in circa 3 milioni di euro”.

Uno spreco dall’immobilismo: “Occorre  coinvolgere i cittadini e  le associazioni”, è l’auspicio del componente del Comipa, “che  con  le istituzioni possono collaborare con idee e progetti. Tutto questo deve avvenire attraverso incontri pubblici, trasparenti e partecipati”.

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