Si è conclusa poco fa la presentazione della mostra "Amiche da Morire" con la quale l'associazione Circhiòla, in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri, ha portato i presenti a compiere un tuffo a ritroso nella Domusnovas di fine '800 ricostruendo dettagliatamente, ma non solo, l'efferato omicidio del 1893 (finora quasi sconosciuto) di due venditrici ambulanti, uccise da spietati banditi mentre, com'era abitudine delle persone non facoltose dell'epoca, si recavano a piedi verso Iglesias a vendere la loro merce per sfamare le famiglie e sbrigare delle commissioni (per le quali disponevano di una bella somma) per il sindaco dell'epoca.

Una presentazione tenutasi proprio in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una casualità non voluta. "Ma forse un segno del destino" ha evidenziato Ines Lancellotti della Libera Università della Terza Età di Domusnovas "perchè l'omicidio di Maria Cambedda e Grazia Soddu, brutalmente uccise dai banditi capeggiati dall'orgosolese Francesco Sanna, è a tutti gli effetti un femmicidio". La stessa Grazia Villasanta (presidente di Circhiòla), autrice dell'immenso lavoro di ricerca con cui ha dato nomi, volti e storie ai protagonisti finora sconosciuti dell'efferato delitto, ha voluto dedicare la mostra a tutte le donne vittime della violenza maschile.

Una delle armi da fuoco usate dai banditi
Una delle armi da fuoco usate dai banditi
Una delle armi da fuoco usate dai banditi

Una ricerca la sua che, come hanno ricordato Ines Lancellotti e Licia Meloni (direttrice dell'archivio Diocesano di Iglesias), "è stata portata avanti per 15 anni tra gli archivi locali, quelli Diocesani, quelli di Stato di Cagliari e Roma, unicamente grazie alla passione dell'autrice che è voluta andare ben oltre i ricordi sfuocati di sua nonna ricostruendo la fine di quella Maria Cambedda (e dell'amica Grazia Soddu) che è risultata essere la sua trisnonna".

Si è scoperto così che la rapina e l'uccisione delle due donne aveva avuto un testimone, un pastorello che era corso in paese a raccontare l'accaduto permettendo alle autorità di non lasciare il crimine impunito come spesso invece accadeva. "Due dei tre banditi vennero arrestati" ha ricordato il Capo Brigadiere dei Carabinieri Mario Ziulu, responsabile del settore archivistico della legione Sardegna di Cagliari, "ma il capobanda Francesco Sanna non si arrese morendo in un conflitto a fuoco con i carabinieri non prima di aver ferito a morte il tenente Fortunato Palmas".

Si deve allo stesso Ziulu l'esposizione in mostra degli atti giudiziari del processo, di documenti, abiti e divise, armi e munizioni, foto e ritratti relativi al delitto in questione ed altri preziosissimi (diversi sono unici) documenti e cimeli dell'epoca che testimoniano i tempi del brigantaggio nell'isola e la storia dell'Arma di quegli anni.

Anni quelli fino al 1950/60 in cui nei monti e nelle campagne agivano bande di briganti disposti a tutto. Uomini come Giovanni Battista Liandru, Il Salvatore Giuliano della Sardegna, resosi responsabile di 34 omicidi tra i quali quelli di tantissimi carabinieri. Uomo della stessa pasta dell'orgosolose Francesco Sanna, talmente orgoglioso da scegliere di morire sparando durante l'arresto contro un drappello di carabinieri che lo crivellarono di colpi in quel lontano 1893. La mostra "Amiche da Morire" sarà visitabile nei locali del monte granatico di piazza Matteotti ancora domani dalle 10 alle 21.

Le due donne uccise e il bandito Francesco Sanna
Le due donne uccise e il bandito Francesco Sanna
Le due donne uccise e il bandito Francesco Sanna
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