La Chiesa da sempre vuole ascoltare, aiutare chi ha bisogno, sostenere chi si trova in una condizione di difficoltà o di vulnerabilità e soprattutto chi è stato vittima di abusi. Oggi le parole di Papa Francesco sono spesso un lampo che rompe il muro del silenzio su molte situazioni taciute dentro le mura familiari e anche in quelle ecclesiastiche. Ecco, dunque, che la Conferenza episcopale italiana, fin dal 2019, ha deciso di dare vita a un Servizio per la tutela dei minori e contro gli abusi, andando così a sostenere le vittime di situazioni tutt’altro che piacevoli.

La novità

Una scelta che ha portato, nell’Isola, alla nascita del Servizio a livello regionale e poi nelle singole diocesi. Oggi parlare di certi fenomeni, di certi fatti, fortunatamente non è più un tabu, grazie anche all’attenzione che il Papa, e a cascata i vescovi, hanno dedicato al tema. Perché la tutela dei minori, dei disabili, di chi ha un problema psichiatrico o si trova in una condizione di vulnerabilità, sono qualcosa di cui la Chiesa si vuole fare carico. “Per la legge canonica queste persone sono da tutelare”, spiega don Michele Fadda, parroco di San Sebastiano a Cagliari, e responsabile del Servizio regionale per la tutela dei minori e contro gli abusi, istituito dalla Conferenza episcopale sarda. “Ci occupiamo di qualsiasi forma, dall’abuso di potere fino a quello sui minori”, aggiunge. E non ci sono limiti temporali per le segnalazioni. L’obiettivo è l’ascolto. Chiunque abbia subito un torto, magari nascosto nell’intimo del proprio spirito, può farlo, può trovare qualcuno che sia disposto ad ascoltare e, se è il caso, a intervenire. “E non ci occupiamo soltanto delle vittime ma anche dei colpevoli, perché certi atteggiamenti non producano recidive o si ripetano”, osserva don Michele Fadda. Tutti sono figli di Dio, anche coloro che sbagliano e quindi vanno recuperati, per fare in modo che la comunità diocesana non si debba occupare di loro per le stesse ragioni.

Formazione e conoscenza

La Chiesa, dunque, vuole essere trasparente e per arrivare a questo obiettivo deve mettersi in gioco, promuovere l’informazione, la formazione, con l’obiettivo della prevenzione di comportamenti pericolosi e di abuso verso le persone più fragili. A volte, spiega il responsabile del Servizio, le segnalazioni arrivano direttamente al vescovo, “e noi cerchiamo di supportarlo con la nostra attività per affrontare le situazioni, anche quando riguardino fatti passati, pure molto vecchi. In altri casi, le segnalazioni arrivano al Centro di ascolto per le vittime di abuso, di cui è responsabile l’avvocata Valeria Aresti, e nel quale opera personale formato e specializzato (tre operatrici, due psicoterapeuti e un’educatrice che lavorano nella sede di via Ospedale) proprio per raccogliere tutte le segnalazioni a partire da quelle più delicate. “Il Centro di ascolto è attivo dal 2022 – osserva ancora don Fadda – e ha ricevuto numerose segnalazioni, che possono arrivare anche dal clero, dai catechisti, dagli animatori parrocchiali e degli oratori”. Poi, si decide cosa fare: chiedere un intervento della Procura, oppure con altri enti e istituzioni che possono intervenire a seconda dei casi. “Molte segnalazioni riguardano pure l’ambito familiare. A volte i genitori hanno difficoltà a gestire i figli, ma ci sono anche casi in cui genitori con problemi psichici, o semplicemente per mancanza di adeguati strumenti educativi, non riescono a prendersi cura adeguatamente dei figli. E anche l’abbandono è una violenza, per cui cerchiamo di segnalare le situazioni difficili” spiega don Michele Fadda.

L’incontro

Di recente, proprio per sensibilizzare chi opera nel mondo della Chiesa, anche da laico, e può aiutare il servizio, è stato promosso un corso dedicato agli insegnanti di Religione. E il 16 maggio a Cagliari si terrà un evento a cui parteciperà anche don Fortunato Di Noto, dell’associazione Meter, sui rischi per la salute psico-fisica che arrivano dal mondo virtuale. Insomma, dai video fino alle violenze fisiche passando per la sudditanza psicologica: tutte problematiche di cui il Centro di ascolto diocesano (guidata dall’avvocata Valeria Aresti, sul sito della Diocesi di Cagliari si trovano i numeri e le indicazioni per entrare in contatto con gli operatori) e il Servizio regionale di tutela delle persone fragili si vogliono occupare. Una Chiesa in ascolto non può chiudere gli occhi e soprattutto non vuole girare la faccia dall’altra parte, evitando così di guardare negli occhi i problemi della quotidianità. Lo predica il Papa e le Diocesi lo mettono in pratica.

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