Pinuccio Sciola torna a San Saturnino, basilica che nel 2012 fu teatro di una sua mostra temporanea.

Lo fa idealmente con una straordinaria opera d’arte: un Crocifisso in legno d’olivastro, iconografia di un’intensa potenza emotiva, da lui realizzato negli anni Settanta e acquistato dal Polo museale della Sardegna nel 2016, poco prima della morte dell’artista.

L’opera, issata su una croce di ferro che non è parte del progetto consegnato da Sciola, è stata svelata stamattina, consegnata al luogo in cui il maestro che fece cantare le pietre l’avrebbe voluta. Crocifisso “barbarico” che richiama le statue a braccia snodabili utilizzate nei riti tradizionali de S’Incravamentu e S’Iscravamentu, l’opera è caratterizzata da una rilettura in chiave moderna che sottrae dal volto del Cristo doloroso il profondo patimento.

Lo veste, invece, della composta serenità del Cristo risorto. Il corpo è contorto, ma non inarcato e deformato come nelle sculture tradizionali.

L’installazione è stata presentata al pubblico, in quella che da oggi sarà la sua sede, da Giovanna Damiani, direttrice del Polo museale della Sardegna, da Alessandro Sitzia, architetto e funzionario del Polo museale responsabile della Basilica di San Saturno, Maura Picciau, Soprintendente alle Belle arti di Cagliari e Rita Pamela Ladogana, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Cagliari. All’evento hanno partecipato anche Tomaso e Maria Sciola, figli dell’artista.
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