Da mercato ittico a rifugio per gatti. E non "gattile", come precisano i volontari che accudiscono i tanti felini che dimorano tra le mura. Questo sinora è l'epilogo della storia lunghissima (oltre 30 anni) di un'opera che avrebbe dovuto rilanciare il comparto pesca di Porto Torres (e non solo) e che invece si è trasformata sinora in un clamoroso fiasco, costato diversi milioni di euro pubblici, completamente in balia di ladri e vandali, che hanno saccheggiato i locali, distruggendo anche i quadri elettrici.

I gatti inoltre hanno colonizzato da anni la struttura, accuditi da un'associazione di volontariato (Amici di Maia) che ha in uso alcuni vani prospicienti all'anfiteatro interno. Naturalmente senza alcuna convenzione, né col Comune né con l'Autorita di sistema portuale, che dal 2018, dopo l'accordo siglato con l'Amministrazione comunale di Porto Torres (allora guidata dal pentastellato Sean Wheeler), dispone dell'opera.

L'Autorità portuale ha anche nelle sue casse un finanziamento di 3 milioni di euro per riqualificarla. L'intenzione è realizzare un centro servizi, gli uffici amministrativi dell'Autorità stessa (e di altri enti marittimi) e dedicare una parte alla sua vecchia destinazione: il mercato ittico. Certamente ridimensionato rispetto alle intenzioni iniziali, perché in questi decenni si è anche assottigliata la flotta peschereccia turritana.

Ma ripercorriamo brevemente la vicenda.

Tutto cominciò nel 1988, quando la Giunta di Porto Torres di allora, guidata da Rodolfino Cermelli, trovò i finanziamenti per costruire il mercato ittico, un'opera giudicata da sempre strategica. Da subito s'infiammarono le polemiche politiche. A partire dall'ubicazione della struttura, prevista inizialmente nei pressi della circonvallazione della zona industriale. Luogo non gradito a molti. Per cui il mercato ittico, come se fosse una sedia a rotelle, venne infatti "spostato" alla banchina Alto fondale, poi al molo Segni e infine trovò pace, senza che venisse impiantato un solo mattone, nell'attuale ubicazione: la banchina della Teleferica. Erano passati nel frattempo "solo" una quindicina d'anni di discussioni. Finalmente dal 2002 al 2004 iniziarono i lavori. Che ovviamente non si conclusero, visto che i soldi del primo finanziamento erano stati erosi dal'inflazione. La costruzione da allora è stata praticamente abbandonata. Sino al 2012, quando la Giunta Scarpa riuscì a reperire un finanziamento regionale di 1,2 milioni di euro, utilizzati in parte per consolidare le fondamenta. Ma neanche questi fondi bastarono per completare i lavori. E si arriva quindi al 2018, ben 30 anni dopo il primo finanziamento, con la stipula dell'accordo definitivo tra l'Amministrazione Wheeler e l'Autorità di sistema portuale. Che si trova però a gestire, è proprio il caso di dirlo, una brutta gatta da pelare.

L'opera infatti poggia su materiale di riporto e inoltre sono cambiate le normative, comprese quelle antisismiche. Tutto si complica, ma ora - assicurano dall'ufficio tecnico dell'Autorità Portuale - la progettazione sta per essere ultimata. Un passaggio decisivo per mettere a bando i lavori, dell'importo, come detto, di 3 milioni di euro.

Nel frattempo i gatti continuano a essere i padroni della struttura. Peccato che per la propria natura non facciano anche la guardia. Ma forse sarebbe una cosa inutile: in fondo c'è rimasto ben poco da rubare, forse qualcosa ancora da rompere. I componenti dell'associazione Amici di Maia sono comunque soddisfatti del loro lavoro

"Siamo qua da anni - puntualizza la volontaria Alessandra Senes - La gente continua a chiamarci per aiutare gatti randagi in difficoltà. I felini della colonia sono aumentati di numero, circa 80, e noi avevamo bisogno di una struttura per accudirli".

Nel video, la struttura e l'intervista ad Alessandra Senes, una volontaria che accudisce gli 80 gatti che vivono tra le mura.
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