Dopo un’impegnativa campagna elettorale e un conteggio al cardiopalma per l’esiguità della vittoria è l’ora, per politica regionale, Presidente della Regione e futura Giunta, di mettersi al lavoro. La Sardegna non attende altro. Un’intera comunità regionale rivendica da tempo risposte compiute, rapide, efficaci, forti e chiare.

In questo avvio di legislatura, è utile ribadirlo, serve la capacità del governante di assumersi la responsabilità di scelte chiare e trasparenti sulle questioni che riguardano presente e futuro dell’Isola, mentre all’opposizione il compito di controllo e costruttiva partecipazione alle scelte. Nell’interesse esclusivo della Sardegna.

È compito dell’informazione contribuire a chiarezza e completezza delle posizioni in campo ma anche di rendere edotta l’opinione pubblica su coerenza e corrispondenza tra dichiarato ed eseguito, analizzandone significati e conseguenze, risvolti economici, sociali e strategici.

Come abbiamo dimostrato con la linea editoriale durante la recente campagna elettorale, esempio di equilibrio e professionalità delle redazioni de L’Unione Sarda, Videolina, Radiolina e sito web. Equilibrio e professionalità riconosciuti da pressoché tutte le forze politiche protagoniste. D’altra parte non avrebbe potuto essere che così, per la responsabilità che ci deriva dagli oltre un milione di contatti quotidiani certificati.

Per questa ragione, con la schiettezza che nel bene e nel male mi caratterizza, ma con la cautela dovuta per l’avvio della legislatura, vorrei riprendere uno dei temi trattati dalla Presidente Todde nell’intervista pubblicata il giorno di Pasqua: il controllo della gestione dell’aeroporto di Cagliari in favore di soggetto privato, il quale, con quelli di Olbia e Alghero già posseduti, diverrebbe unico detentore delle chiavi per entrare e uscire dalla Sardegna.

Dell’intervista ho apprezzato equilibrio e consapevolezza dei problemi non facili da affrontare e risolvere. Allo stesso tempo, però, mi ha destato non poca sorpresa la notizia resa pubblica dell’incontro - mentre sono in corso le trattative per la formazione della nuova Giunta regionale - che avrebbe avuto con l’aspirante monopolista privato F2i e la Camera di Commercio, aspirante cedente la società di gestione pubblica, a suo dire per capire bene la situazione e i vari pareri, incluso quello della Corte dei Conti.

Mi riferisco, sempre per la schiettezza che mi è propria e sperando in una incomprensione tra intervistata e intervistatore, all’affermazione riportata secondo cui (...gli assetti creati con soldi pubblici devono rimanere in possesso del pubblico; cosa diversa è la gestione...). Posizione sostanzialmente coincidente con quella dell’aspirante monopolista e dell’aspirante cedente.

Essendosi generata un po' di confusione tra proprietà del bene e sua gestione mi permetto di svolgere alcune considerazioni.

La proprietà dell’infrastruttura aeroportuale non ha bisogno di essere difesa: è un bene pubblico dato in concessione, è e resterà pubblico, chiunque ne sia il gestore. Quello che cambia tutto è la gestione, da pubblica a privata, non il patrimonio infrastrutturale fisico. Nessuno vuole appropriarsi dei muri.

Il tema strategico per l’economia isolana, per essere ancor più chiari, è se la gestione dell’infrastruttura aeroportuale debba continuare a garantire un servizio di interesse pubblico oppure assicurare rendimenti cospicui a un privato senza aver fatto investimenti e senza peraltro passare da gara pubblica, come si conviene alla gestione corretta e trasparente del processo di privatizzazione di bene collettivo.

Se la nuova giunta regionale darà l’assenso all’operazione avrà favorito la nascita del monopolio sull’intero sistema aeroportuale sardo in aggiunta a quello aereo, a vantaggio di pochi e a scapito di un’intera comunità, come ben sanno loro malgrado i passeggeri che devono spostarsi per lavoro, salute, studio, svago, affari ecc.

La Sardegna non può permettersi tanto.

Se devo spostarmi da Milano a Roma o a Venezia e viceversa posso sì, andare in aereo, ma anche in treno, autobus, auto, moto, bicicletta, monopattino e persino a piedi, e con ampia scelta di mezzi e tariffe. In questo caso poco importerebbe se la gestione degli aeroporti veneti fosse monopolistica. Non avrebbe alcuna conseguenza sull’esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini e sul sistema tariffario, essendo presente una pluralità di mezzi in concorrenza tra loro.

Invece, per spostarmi dalla Sardegna a Milano o a Roma e viceversa ho solo due possibilità: aereo o nave. Con tariffe fissate dal monopolista, sia navale che aereo. Se oggi voglio entrare o uscire devo bussare alla sua porta sperando sia di buon umore, perché spesso manco risponde. Il monopolio aeroportuale regionale, se consentito, completerà il disegno della dipendenza dall’esterno per scelta, numero e qualità delle compagnie aeree, amplificando lo svantaggio dell’insularità. Non c’è alternativa: le infrastrutture pubbliche a presidio di servizi critici per cittadini e imprese non possono essere gestiti da monopoli privati.

Gran parte dei soggetti istituzionali, enti e associazioni di categoria hanno espresso contrarietà a questa operazione, senza se e senza ma: Corte dei Conti, Tribunale, Enac, organi di Vigilanza e Controllo, Confcommercio, Confesercenti, Organizzazioni Datoriali del Turismo, Organizzazioni Sindacali, Sindaci e Comuni. Qui non si tratta di “non temere le sinergie”, come affermato, bensì di respingere con forza e senza sotterfugi il tentativo di un gruppo di potere ben preciso di impossessarsi delle chiavi d’accesso all’Isola.

In molti non potremo mai comprendere una operazione che preveda il trasferimento di valore, a un soggetto privato e con sofisticate operazioni societarie, di una società di gestione aeroportuale pubblica che nel 2022 ha, tra l’altro, fatto profitti per oltre 15 milioni di euro. Che taluni possano anche solo immaginarlo, in danno della propria comunità di appartenenza, resta davvero un mistero.

La Sardegna, dunque, è un’Isola vulnerabile che va difesa nelle sue porte d’ingresso e suoi collegamenti col resto del mondo e, a futura memoria, nel suo bene più prezioso, l’ambiente, con obbligo di bonifica se inquinato, e il paesaggio, come bene fondamentale per la sua crescita economica.

Sono fiducioso che tutti, sin dall’inizio di questa legislatura, si impegneranno in questa direzione, a supporto e sostegno del ben operare della prima donna Presidente della Regione Sardegna.

Sergio Zuncheddu

© Riproduzione riservata