Una vita intera a volte non basta a compensare un immenso dolore. Eppure, da qualche parte, una piccola luce trova il modo di riaccendersi, prima fioca, poi sempre più luminosa. Oggi la vita di Eva Federico, 54 anni, volontaria alla Protezione Civile di Sinnai, è uno splendido cortile assolato. Tra poche ore suo figlio, per tutti eroCaddeo, per lei il suo amore, Damiano, si giocherà la finale di “X Factor” in piazza del Plebiscito a Napoli. Lei, la voce concitata, è indaffarata come sempre: «Faccio la spesa, porto a spasso il cagnolino e sono pronta per l’intervista». Non si è mai fermata d’altronde: quando il lavoro mancava, quando i soldi scarseggiavano, quando suo marito non è più tornato a casa, vittima di un incidente sul lavoro. C’erano due figli, Morena e Damiano, da crescere. E lei ci è riuscita nel migliore dei modi.

Eva, domani si parte?

«Sì, io e mia figlia saliremo sul primo volo per Napoli. Voleva tanto venire anche la nonna, mia madre, ma a 78 anni e con qualche acciacco le abbiamo consigliato di restare a casa».

Una finale che è il culmine di una girandola di emozioni durata mesi…

«Non ci sono parole per descrivere la mia felicità. Non per me ma per Damiano. Quello che è successo lo ha sempre sognato, ci ha messo tanto impegno».

Ed è arrivato fino alla fine, ve lo aspettavate?

«Da mamma ci speravo, ovviamente, ma non immaginavo un tale sostegno. Anche per lui è stata una sorpresa».

Quando ha inizio il rapporto di Damiano con la musica?

«A casa Caddeo la musica c’era sempre: era un rituale dopo il lavoro, il papà prendeva la chitarra e suonava. Io cantavo e i miei figli ancora bambini mi seguivano. Ci divertivamo tanto».

Damiano poi ha proseguito…

«Per noi era un gioco ma il suo talento era evidente. Un giorno mi sono iscritta a una gara di karaoke a Soleminis e l’ho “costretto” a venire con me. Cantò una canzone di Tiziano Ferro, “Troppo buono”. Avrà avuto dodici anni ma era già incredibile».

E poi?

«Gli regalai un ukulele e lui ha cominciato a scrivere i primi brani, a cantarli alle feste con gli amici. Fino ad arrivare al “Radiolina Contest” che ha vinto nel 2021. Da lì è cambiato tutto».

Cos’è successo?

«All’epoca Damiano, diplomato grafico, lavorava qui in Sardegna. Ma era un impegno incompatibile con i sempre più frequenti viaggi per la musica. Alla fine ha preso questa difficile decisione: partire per Torino e inseguire il suo sogno. Io l’ho aiutato in tutti i modi possibili».

«Mamma mi ha sempre sostenuto», ha detto Damiano. Ed era per lei “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco in semifinale.

«Eravamo in tanti a teatro, eravate in tanti a guardare la tv. Ma per me, Damiano e Morena, era come essere soli in una stanza. Voi sentivate la sua voce, io guardavo il volto di mio figlio e vedevo la bellezza che emanava per la gioia di essere arrivato fino a lì, cantando un brano che per noi ha un grande significato».

Una dichiarazione d’amore alla mamma che lo ha cresciuto da sola.

«È stata dura ma io voglio dire grazie a Sinnai, meravigliosa città, che ci ha sempre voluto bene e ci ha aiutato tanto. Quando mio marito Giorgio è morto fecero una colletta per noi e riuscimmo a prendere una casa in affitto. Un supporto che non dimenticherò mai».

Oggi tutta Sinnai, e tutta la Sardegna, fanno il tifo per Damiano.

«Qui è una grande festa, mi fermano per strada, mi fanno i complimenti. Qualche concittadino verrà a Napoli armato di striscioni. E in città seguiranno la diretta oltre al Teatro Civico anche al Vab Sinnai dove sono volontaria».

Come descriverebbe il suo Damiano?

«Sensibile, umano, altruista. E poi introverso, ha una timidezza che nasconde dietro una grande autoironia. Spero rimanga sempre così».

Ha paura che possa cambiare?

«No perché me l’ha promesso: “Mamma, se divento famoso resterò lo stesso”».

Quando tornerà a casa?

«Speravo subito dopo la finale ma ci saranno altri impegni. A Natale, questo è sicuro, sarà con noi».

Pronostici?

«Che dire, sono tutti bravi. Ma, modestia a parte, mio figlio ha le carte in regola».

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