Per quasi vent’anni il suo volto è stato quello di Annuccia, la piccola di casa Martini.

Papà di Meana Sardo, mamma di Merano, oggi Eleonora Cadeddu di anni ne ha 27: non aveva spento neanche la terza candelina quando veniva scelta per ricoprire il ruolo della terzogenita di Lele Martini (Giulio Scarpati), precocissimo debutto al fianco di attori del calibro di Lino Banfi, iconico nonno Libero, ma anche Milena Vukotic, Lunetta Savino, Enrico Brignano, Riccardo Garrone, Ugo Dighero. Con lei il fratello Michael, il pestifero Ciccio Martini: all’epoca aveva dieci anni, oggi fa il fantino, è padre di due bimbi e vive in Germania.

«A mamma e papà avevano garantito che la produzione ci avrebbe tenuto occupati per soli sei mesi», rivela Eleonora a L’Unione Sarda. E invece “Un medico in famiglia” ha sbaragliato tutta la concorrenza: è diventata una delle serie più longeve della storia della tv – con 286 episodi e dieci stagioni andate in onda dal 1998 al 2016 - un fenomeno di culto che attraversa le generazioni, come dimostra il successo di streaming anche su Netflix dove sono sbarcate le prime serie.

Eleonora di rado si rivede: «Giusto qualcosina, ma i miei amici mi mandano continuamente video». Ogni volta un ricordo, un sorriso, qualche amarezza per la fine improvvisa di un percorso che avrebbe dovuto essere un trampolino di lancio.

Eleonora, partiamo dal suo rapporto con la Sardegna.
«Andando avanti con l’età si rafforza sempre di più. Da bambina non mi preoccupavo molto delle mie radici, ma più passano gli anni e più mi sento attratta dall’Isola». 

Torna spesso?

«Sì, almeno una volta all’anno. Il mare per me è solo una scusa perché una settimana la trascorro sempre a Meana».

Con il papà e la sorella Francesca (foto Instagram)
Con il papà e la sorella Francesca (foto Instagram)
Con il papà e la sorella Francesca (foto Instagram)

Per quanto tempo suo padre Pietro ha vissuto in Sardegna?

«Fino a quando aveva 14 anni. Poi si trovò davanti a una scelta decisiva: restare a Meana e proseguire nella tradizione di famiglia, facendo il pastore come mio nonno e come mio zio. Oppure inseguire il suo sogno. Lui voleva diventare fantino professionista. Scelse la seconda strada, si trasferì a Milano».

E conobbe sua madre, Renate. 

«Mio nonno materno era proprietario di cavalli a Merano, dove si facevano le corse. Fu tramite lui che mamma e papà si incontrarono e innamorarono. Mia sorella Francesca è nata poco dopo, a Merano».

Oggi siete una famiglia sparpagliata...

«Papà vive a Milano come mia sorella, il marito e i 4 figli. Mio fratello Michael in Germania con la moglie e i due figli tra cui Leonida, appena nato. Io a Roma con mamma. Poi ci sono i parenti di papà in Sardegna, quelli di mamma a Merano. Ma per noi è sempre stato normale essere lontani, troviamo comunque il modo di non farci mancare affetto e vicinanza».

La famiglia Cadeddu al completo (foto Instagram)
La famiglia Cadeddu al completo (foto Instagram)
La famiglia Cadeddu al completo (foto Instagram)

Siete stati lontani anche durante la realizzazione di Un medico in famiglia. Come si ritrovò a interpretare Annuccia, a soli due anni e mezzo?

«All’epoca vivevamo a Milano, mamma era segretaria part-time di un’agenzia di pubblicità per bambini. Tramite lei i miei fratelli cominciarono a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo: mia sorella nella moda, mio fratello Miki in tv con Solletico. Ma erano davvero piccole cose, non ci hanno stravolto la vita». 

Poi la svolta…

«Mia madre portò Miki a fare il provino per “Medico” a Roma, decisero di farmi andare con loro. Per mamma era solo un buon motivo per farci visitare la Capitale, nient’altro. Al famoso provino, restarono colpiti anche da me. Nessuno dei miei familiari si aspettava che di lì a qualche giorno ci avrebbero chiamati: volevano Michael e, a sorpresa, anche me».

I suoi genitori non avevano paura di condizionare troppo le vostre vite di bambini?

«Ci assicurarono che la produzione sarebbe durata sei mesi, neanche un giorno di più. Insomma un’esperienza carina e divertente per dei bambini, non si fecero troppi problemi».

E con la scuola?

«Io ero così piccola che al termine dei sei mesi avrei potuto iniziare l’asilo come tutti gli altri. Anche per Miki la soluzione era dietro l’angolo: la scuola tedesca, come quella che frequentava a Milano. Francesca, nostra sorella più grande, invece non ne volle sapere: era adolescente, aveva i suoi amici e i suoi ritmi. Volle restare a Milano, e papà rimase con lei». 

Fu complicato gestire la distanza?

«Logisticamente sì. Ma ripeto, eravamo abituati a essere lontani e a “girovagare” considerando il lavoro di fantino di papà. Non era una tragedia, per di più il periodo doveva essere relativamente breve».

Il cast di Un medico in famiglia (foto Instagram)
Il cast di Un medico in famiglia (foto Instagram)
Il cast di Un medico in famiglia (foto Instagram)

La breve avventura di sei mesi è diventata la lunga avventura di 18 anni. Tra addii e grandi ritorni, lei è stata una dei tre attori (con Lino Banfi e Milena Vukotic) a partecipare a tutte le dieci stagioni. 

«Sì. Sono apparsa poco solo in una stagione, la penultima. Era l’anno della maturità, la priorità era ovviamente quella». 

Il primo ricordo che ha sul set?

«Solo dei flash. Ad esempio l’attrezzeria, una sorta di capannone a Cinecittà che custodiva tutto il reparto scenografia, ossia gli oggetti che arredavano casa Martini. La coperta, la tv, il divano e… i giocattoli. Per product placement arrivavano scatole e scatole dei più recenti modelli di giocattoli, per un bambino era praticamente un sogno».

Quanto riusciva a distinguere la sua vera famiglia da quella “televisiva”?

«Non ho mai fatto confusione. Non so se perché me lo hanno spiegato bene o perché inconsciamente, di pancia, sapevo distinguere tra il “sangue del mio sangue” e “gli altri” che, per me, erano come tanti zii». 

Con Michael Cadeddu e Giulio Scarpati (foto Instagram)
Con Michael Cadeddu e Giulio Scarpati (foto Instagram)
Con Michael Cadeddu e Giulio Scarpati (foto Instagram)

Poi c’era Michael, fratello vero e acquisito. Com’era il vostro rapporto sul set?

«Passavamo più tempo a scannarci che ad aiutarci! Sotto sotto, al di là dei battibecchi normali tra fratello e sorella a quell’età, era la mia àncora». 

Quanto ci è rimasta male quando ha deciso di lasciare il set?

«Egoisticamente mi è dispiaciuto molto. Ma sapevo che non era la sua strada. Negli ultimi tempi era sempre più svogliato, disamorato e stanco. Come biasimarlo: si svegliava la mattina prestissimo per andare a montare, poi correva sul set per girare ore e ore. Come papà anni prima, aveva capito che il suo desiderio era essere fantino. E così è stato».

Come è cambiata la sua vita di bambina “famosa”?

«Sembra strano ma poco. All’epoca non si era “famosi” a 360 gradi, cosa che oggi è possibile soprattutto grazie ai social. “Medico” ci prendeva tanto tempo, è vero, ma dopo ogni stagione avevamo un anno intero di stop nel quale la vita tornava assolutamente normale».

Quanta improvvisazione c’era nell’interazione degli attori con lei bambina?

«Più che improvvisazione la chiamerei naturalezza. Anche per me c’erano delle battute studiate, ma spesso ridevo, giocavo, dicevo parole a caso e i “grandi” mi assecondavano. Credo che fosse questa la forza delle prime stagioni: proprio la naturalezza». 

Con Mara Venier, Milena Vukotic e Lino Banfi (foto Instagram)
Con Mara Venier, Milena Vukotic e Lino Banfi (foto Instagram)
Con Mara Venier, Milena Vukotic e Lino Banfi (foto Instagram)

Merito anche di Lino Banfi e Giulio Scarpati, come sono riusciti a creare quell’intesa?

«Sono stati bravissimi. Il set non nasce per un bambino: è un luogo di lavoro, con tanti adulti, ritmi, restrizioni, anche condizioni climatiche difficili, considerando quanto fa caldo sotto le luci. Quello era un periodo in cui si lavorava con tranquillità, si respirava un’aria distesa».

Poi le cose sono cambiate?

«Nelle ultime stagioni la pressione è diventata più alta, i tempi più stretti. Ma quando ero bambina, hanno rispettato i miei, di tempi. Facevo capricci? Non mandavano certo l’assistente di regia: venivano Lino e Giulio a prendermi per mano. Hanno reso tutto molto piacevole».

Il ricordo più bello?

«Ne ho due. Il primo, i 18 anni di mio fratello Miki. Dopo l’orario lavorativo sono rimasti tutti lì per festeggiarlo. Ho anche un dvd ricordo, ogni volta piango come una fontana. Il secondo, un altro compleanno, i miei 12 anni. Un barbecue a sorpresa e torta, tutti per me. E mi hanno anche regalato il mio primo cane. Un Jack Russell, lo abbiamo chiamato Lino». 

Con Giulio Scarpati (foto Instagram)
Con Giulio Scarpati (foto Instagram)
Con Giulio Scarpati (foto Instagram)

La scena più difficile?

«Nell’ultima stagione, quando a sorpresa scopro di non essere figlia di Lele, il confronto con il mio “nuovo papà” Valerio. Dovevo essere arrabbiatissima, un fiume in piena. Ma non c’era niente da fare, ero bloccata, non mi veniva. Alla fine ce l’ho fatta».

Quanto è stato traumatico girare l’ultima puntata?

«Zero, e per un motivo semplice. Nessuno sapeva fosse l’ultima! Avevamo già firmato l’opzione di contratto per Medico 11, quindi ci eravamo salutati come fosse l’ultimo giorno di scuola, quando sai che rivedrai gli amici dopo l’estate. Non se n’è fatto più nulla». 

Potrebbero ancora richiamarvi?

«Non lo so proprio. Ma sono passati sette anni, la vedo grigia».

L’attore o attrice a cui è più affezionata?

«Margot Sikabonyi (nella serie la sorella maggiore Maria, ndr), per età, per condivisione di momenti, per carattere: ci capiamo molto. Ma ognuno ha un posto speciale nel mio cuore».

Sul set (foto Instagram)
Sul set (foto Instagram)
Sul set (foto Instagram)

Ha mai vissuto come un peso l’identificazione con Annuccia?

«Ho sempre pensato che sarebbe stato un punto a favore avere quel tipo di esperienza. E invece purtroppo, lavorativamente parlando, ho riscontrato molte difficoltà. Nessuno mi ha mai detto in faccia che il problema fosse “Medico” ma l’ho percepito, tra chiamate che non arrivano e occasioni perse. Non sono l’unica, anche altri colleghi hanno vissuto la stessa cosa. Quindi sì, è un peso, nel bene e nel male».

Oggi cosa fa?

«Dopo aver studiato tre anni recitazione in Accademia, mi sono iscritta a Lingue, francese e inglese, perché vorrei una Triennale. Faccio un po’ di fatica, lo ammetto, perché rimettersi a studiare dopo tanti anni è faticoso. Ma sono fiduciosa! Con la mia compagnia facciamo spettacoli e insegniamo teatro nelle scuole. Il Covid è stata una bella batosta ma stiamo ripartendo. Sto scoprendo il mondo dei social, un nuovo modo di lavorare, anche se dentro di me sono un po’ boomer, come dicono i miei nipoti. I follower mi scoprono tramite Annuccia ma io provo a farli incuriosire portandoli nel mio mondo». 

Progetti per il futuro?

«Laurearmi è la prima cosa. Poi vorrei tornare sul set, che mi manca molto, e mettermi alla prova in un’altra veste. Voglio cimentarmi e capire se è quella la mia strada, se mi dà benessere come “Medico”. Non escludo di rendermi conto che non è più come una volta: la vita può riservarti tantissime sorprese! Però mi piacerebbe avere la possibilità di rimettermi in gioco per poi prendere la mia decisione».

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