Omicidio di Cinzia Pinna, l’accusa: «Ragnedda mente, non ha fatto tutto da solo»
L’omicida reo confesso non avrebbe detto la verità. Caccia aperta ai suoi compliciPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Qualcuno è entrato a Conca Entosa quando il corpo di Cinzia Pinna era ancora nella stanza dove è stata uccisa?
È una delle domande di queste ore negli uffici giudiziari di Tempio. Conclusi i sopralluoghi dei carabinieri del Ris, sul luogo del delitto i conti non tornano.
Gli accertamenti tecnici (con il luminol) nella casa di Emanuele Ragnedda dicono che l’uomo non ha raccontato tutto sull’omicidio avvenuto un mese fa. Non solo, anche il contenuto degli interrogatori davanti ai magistrati (la confessione in due tappe) non è integralmente compatibile con quanto sta emergendo dagli accertamenti tecnici.
Quindi, non tutto è stato detto ai magistrati sul delitto e quello che è stato detto da Ragnedda potrebbe essere parzialmente falso.
Ragnedda ha raccontato ai pm, e poi alla gip Marcella Pinna, di avere trascinato il corpo della vittima dalla casa all’esterno, sino all’escavatore Kubota, usato, poi, per portare il cadavere in aperta campagna. Ma, dentro l’abitazione e sul terreno, non sarebbero stati trovati i segni del trascinamento.
L’articolo completo di Andrea Busia su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App L’Unione Digital