A 17 anni dalla strage di Erba, Rosa Bazzi e Olindo Romano tornano in un’aula giudiziaria. Per loro oggi si apre il “processo della vita”. Davanti alla seconda sezione della corte d'Appello di Brescia i coniugi ergastolani tornano a sperare in una revisione che potrebbe cambiare la sentenza. Lei arriva dal carcere di Bollate, lui da quello di Opera. 

L’udienza è stata rinviata al 16 aprile, quel giorno inizierà a parlare la difesa dei due coniugi di Erba. È stata in particolare la difesa a chiedere il rinvio per rispondere adeguatamente al pg e all'avvocato generale.

I due, secondo le sentenze di primo, secondo e terzo grado, l’11 dicembre 2006 hanno ucciso a sprangate e coltellate i vicini di casa Raffaella Castagna, il piccolo Youssef, sua madre Paola e Valeria Cherubini, che abitava all’ultimo piano del condominio. Unico sopravvissuto: Mario Frigerio, poi diventato il supertestimone dell’efferato omicidio. L’arresto della coppia è arrivato quasi un mese dopo, con la confessione, poi ritrattata. Ma dopo anni di battaglie legali è arrivata la tanto attesa richiesta di revisione. 

Olindo spera in un processo sereno e oggettivo e ribadisce l'innocenza propria e di sua moglie Rosa Bazzi. E in una lettera scritta al giornalista lombardo Marco Oliva racconta che «ho saputo la novità telefonando a Rosa, lei era emozionatissima e anche io mi sono emozionato non vedevo l'ora di rifare il processo. Noi - ha aggiunto - ci aspettiamo che finalmente possa esserci un processo vero che con oggettività valuti le prove. Voglio ringraziare il Procuratore Generale di Milano Tarfusser che ci ha fatto riconquistare la fiducia nella giustizia. Speriamo che a Brescia ci siano magistrati che valuteranno con serenità tutte le anomalie di questa vicenda. A me e Rosa in questi anni è mancata la possibilità di stare insieme come facevamo prima, vogliamo solo quello».

Olindo ha commentato anche le recenti dichiarazioni di Giuseppe Castagna, che nella strage di Erba ha perso madre, sorella e nipotino. «Penso che i fratelli Castagna - ha scritto Romano - dovrebbero essere interessati a capire come sono andati veramente i fatti e non capisco perché nascondano la testa sotto la sabbia pur di non confrontarsi con gli innumerevoli dubbi che continuano a emergere da questa vicenda. Non so chi sia il colpevole e non posso accusare nessuno senza prove, so io cosa vuol dire e non lo auguro a nessuno».

(Unioneonline/v.f.)

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