Se tutti gli over 50 fossero già vaccinati, in terapia intensiva avremmo “poco meno di 500 pazienti” contro gli attuali 1.669.

Lo dice il fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili, che da inizio pandemia analizza i dati del Covid in Italia e non solo.

“Quei 2 milioni di non vaccinati non hanno capito che cosa stanno rischiando...”, sottolinea. In questa fascia d’età infatti il rischio è 15 volte maggiore rispetto a chi si è immunizzato”, divario che si fa ancora più evidente nelle terapie intensive.

“Tra i 40 e i 59 anni – spiega Sestili - il rischio di essere intubato è di 32 volte maggiore per chi non ha ricevuto nemmeno una dose, e di 15 volte maggiore per gli over 60, che a prescindere sono più fragili”.

In parte l’obbligo vaccinale imposto dal governo sta funzionando: “Nell’ultima settimana le prime dosi di over 50 sono triplicate rispetto alla media della settimana precedente, passando da 5mila a 15mila al giorno. Mentre tra i 12 e i 49 anni la differenza è del 33%, cioè 15 mila al giorno, 20 mila in questa settimana. Ma dovremmo farne 200mila al giorno di prime dosi per ottenere i risultati che auspichiamo”.

Secondo gli ultimi dati dell’Iss tra i 60 e i 79 anni l’incidenza di non vaccinati intubati è di 57,6 ogni 100mila abitanti, “per chi ha fatto la terza dose scende a 1,3, mentre risale a 4 per chi ha avuto due dosi ma con il richiamo a oltre 120 giorni”.

Per gli over 80 l'incidenza di ricoverati in terapia intensiva per i non vaccinati è di 39,2 ogni 100 mila abitanti, per chi ha avuto la terza dose “scende a 0,7 casi ogni 100 mila abitanti”.

Ogni non vaccinato “che decide di sottoporsi a somministrazione fa un regalo alla collettività perché riduce la trasmissibilità del virus e il rischio di finire in ospedale. E questo è vero anche per i quarantenni”, conclude Sestili. 

(Unioneonline/L)

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