Un ispettore della Siae fa un controllo in salone di bellezza, per verificare che non diffonda musica senza pagare i diritti. Durante il controllo, però, il cellulare di uno dei due titolari suona. E, visto che "chi diffonde musica in un locale pubblico deve pagare i diritti", i gestori si vedono affibbiare una multa da 170 euro.

Sarebbe questa la surreale vicenda accaduta a Fiorano, in provincia di Modena.

Protagonisti, due parrucchieri, marito e moglie.

Che, dopo la compilazione del verbale, hanno contattato la stampa locale, per riferire la loro versione dell'accaduto.

E la storia ha fatto il giro d'Italia.

"Mi capita di fischiettare o canticchiare mentre lavoro", racconta Giuseppe, uno dei due malcapitati. "Da oggi, però, starò più attento, non si sa mai...".

Tra l'altro, sostiene il parrucchiere, la musica incriminata era un brano latino-americano, mentre chi ha compilato il verbale avrebbe erroneamente scritto che era stata diffusa "Love to love you baby" di Donna Summer.

LA REPLICA DELLA SIAE - Secondo la Siae, però, le cose sarebbero andate in maniera molto diversa: "E' successo che un accertatore Siae (ex sottoufficiale dei carabinieri) ha riscontrato la presenza di un impianto di amplificazione che diffondeva nel locale musica tutelata. C’era sì un telefonino, dunque, ma collegato con casse. Nessuno multerebbe una suoneria, tantomeno Siae - si legge in una nota comunicato - Così come nessuno si sognerebbe mai di entrare in una barberia, farsi tagliare i capelli e uscire senza pagare".
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