“Ci sono code davanti alle farmacie, la gente sta a distanza di sicurezza. Poi ci sono ancora famiglie, coppie con i bambini o animali, gruppi di persone, ragazzi in bici che passeggiano. Alcuni stanno in casa, ma prima o poi dovranno uscire. Con buon senso, se si esce si sta a distanza, molti portano la mascherina in modo da non diffondere il virus. La vita è tranquilla, in apparenza; c’è collaborazione. Sono pochi gli incoscienti (a oggi, 18 persone sono uscite dalla zona rossa, ndr) che sono scappati per andare a fare la spesa altrove. Qualcuno l'ha fatto, ma la maggior parte ha fatto quello che è stato chiesto di fare”.

A raccontare la quarantena a Codogno è Patrizia Pinotti, insegnante. Vive sulla via che da Codogno porta a Casalpusterlengo, a circa 5 chilometri, luogo in cui lavora.

“La giornata tipo è fatta di improvvisazione, non c’è una routine, non c’è una giornata tipo. Ci sono poche cose da fare ma le persone si sono organizzate”.

Sono distanze molto brevi quelle che collegano i dieci comuni della zona rossa del Lodiginao. Vivere il problema dall’interno significa far capire all'esterno come si svolge la vita con i limiti imposti e necessari.

Patrizia ci aiuta in questo, spiegando i due livelli: gestione della crisi nel senso operativo e gestione della crisi nel senso della percezione del problema. Due cose distinte ma che tendono pericolosamente a confondersi.

Da quando venerdì 21 febbraio la notizia è rimbalzata su tutti i media, ci ha fatto scoprire che un 38enne residente a Codogno era stato ricoverato in gravissime condizioni con accertato contagio di Coronavirus. Patrizia lo ricorda così: “Io sono andata a scuola e ho ricevuto questa notizia; alle 13.30 abbiamo terminato le lezioni perché è arrivata l’ordinanza del Sindaco di chiudere tutto. Dalle 13.30 per me, come per chiunque altro nella zona, è scattato il passaggio improvviso a un'altra "vita", con l’interruzione di quella ordinaria".

Così Codogno è entrato in un contesto indeterminato dove, ci spiega Patrizia, “si percepisce una minaccia e ci si deve necessariamente affidare, per il coordinamento tra individui, a quello che le autorità dicono".

Angelo Barraco
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