«Credo ci sia l'esigenza di ripristinare la verità sui fatti che sono stati detti in questa fase, alcuni riportati in modo generico non avendo conosciuto gli atti, e per intervenire a tutela di un'istituzione sacra come la procura nazionale Antimafia». Così il procuratore di Perugia Raffaele Cantone in Commissione parlamentare antimafia, audito in merito all'inchiesta sui presunti dossieraggi e sulla raccolta di informazioni su ministri, parlamentari e vip che ha mandato in fibrillazione il mondo politico italiano, innescando aspre polemiche. 

Al centro dell’indagine, gli accessi – ritenuti indebiti – alle banche dati da parte del finanziere Pasquale Striano. Al proposito Cantone ha spiegato: «Gli accessi sono maggiori di 800. Dal primo gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano all'interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 Sos, un numero spropositato».

E ancora: «171 schede di analisi e 6 schede di approfondimenti seguite digitando il nominativo 1531 persone fisiche 74 persone giuridiche. Ha cercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico, ma potrebbero essere pure tremila le ricerche, io sto parlando delle persone. Poi ha effettuato 1.947 ricerche alla banca dati Sdi. Siamo ad oltre 10mila accessi e il numero è destinato a crescere in modo significativo», ha aggiunto Cantone. 

«Il mercato delle Sos – ha evidenziato inoltre in Commissione – non si è affatto fermato. Abbiamo una prova clamorosa: durante la prima fuga di notizie è uscito un riferimento ad una Sos riguardo a un imprenditore che avrebbe avuto a che fare col ministro della Difesa, ma quella Sos non era stata vista da Striano. C'era qualcuno che continuava a vendere sotto banco le Sos. Questa indagine è stata trasmessa alla procura di Roma».

Quanto al motivo di questa immensa mole di accessi alle banche dati, Cantone ha spiegato: «Il fatto che la stampa abbia commissionato le attività di informazione a un ufficiale di polizia giudiziaria è un'ipotesi investigativa su cui auspichiamo di essere smentiti. Ci sono stati casi in cui ritenevamo evidente che c'era stata una commissione per accedere alle banche dati. Abbiamo analizzato i nominativi e i soggetti mediaticamente esposti, in quel lungo elenco di nomi 165 accessi complessivi riguardavano soggetti vip e sono oggetti del capo di imputazione».

(Unioneonline/l.f.)

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