«Trascinati via, non abbiamo scelto noi di rientrare», «Siamo stati ostaggi dell’esercito israeliano», «Gli aiuti sulle barche c’erano, quei video sono propaganda israeliana».

Parlano i quattro parlamentari italiani a bordo della Flotilla, i primi ad essere rilasciati ieri dalle autorità di Tel Aviv. Oggi rientrano altri 26 attivisti nostri connazionali, tra cui la sarda Emanuela Pala. Restano in prigione altri 15 italiani.

«Siamo stati trascinati via, non abbiamo potuto scegliere, nessuno di noi aveva un'interlocuzione con nessuno. Le speculazioni di queste ore rispetto a questo nostro rientro privilegiato le respingiamo al mittente. Quanto vissuto ha annichilito la nostra possibilità di reagire», ha spiegato in conferenza stampa l’europarlamentare Pd Annalisa Corrado, riferendo che «quando qualcuno interloquiva con noi, avevamo intorno 40 persone armate». 

E in merito alle accuse che sulle barche non c'erano aiuti alimentari afferma: «I video sono stati registrati quando Israele aveva sequestrato le nostre barche. Dire che non c'erano aiuti è quindi solo propaganda».

«Siamo stati brutalmente fermati, catturati in acque internazionali dove noi avevamo tutto il diritto di stare», dichiara invece Benedetta Scuderi, europarlamentare di Avs. «Siamo stati ostaggio dall'esercito israeliano, portati a un porto israeliano, abbiamo subito perquisizioni, interrogatori e non abbiamo avuto accesso ai nostri legali. Le barche sono state sequestrate, le bandiere palestinesi sono state tolte e messe quelle israeliane».

Marco Croatti, senatore M5s: «Abbiamo partecipato alla missione come attivisti. Adesso dobbiamo essere un fronte unito per riportare a casa tutte le persone detenute illegalmente. Non dirò quello che ho visto con i miei occhi finché non saranno rientrati fino all'ultimo attivista. Non ho parlato con ministri nel corso di tutta la missione. A bordo della Flotilla c'erano solo scatoloni pieni di cibo. Ci hanno minacciato come terroristi, ma avevamo solo aiuti umanitari. E ora le piazze rispondano all'assenza dei nostri governi».

Anche Arturo Scotto, deputato Pd, chiede il rilascio di tutti i detenuti: «Siamo arrivati molto vicini a Gaza, a 35 miglia, e non era scontato – sottolinea - Quelle miglia che ci distanziavano non sono state raggiungibili perché il governo non ha fatto una pressione vera per riaprire quel corridoio umanitario chiuso da anni. Chi era nell'illegalità è chi ha impedito a quelle barche di arrivare a Gaza».

Sul rilascio immediato: «Credo sia stato un atto unilaterale di Israele, persino al netto dell'interlocuzione con la Farnesina. Non abbiamo avuto alcuna chiamata da Meloni, abbiamo avuto una interlocuzione con il ministro Crosetto – parlo per me, Corrado e Scuderi - anche nelle ore più complicate dell'abbordaggio. Una interlocuzione continua di cui lo ho ringraziato. Con Tajani abbiamo parlato ieri, intorno alle 9.30 di mattina, quando ci hanno comunicato che saremo rientrati, dal telefono del vice ambasciatore Baldassarri che non sapeva saremmo partiti poche ore dopo».

Scotto parla di «24 ore di blackout, non sapevamo dove eravamo e che fine avremmo fatto». «Sapevamo che non ci avrebbero torto un capello, ma non sapevamo quando saremmo usciti – aggiunge - Sappiamo che sono state commesse violazioni gravi ora la testa è perché tutte le delegazioni rientrino a casa"

(Unioneonline)

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