L'Associazione nazionale magistrati ha decretato l'espulsione del pm romano Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione per presunti regali e favori ricevuti dell'imprenditore Fabrizio Centofanti.

E' la prima volta che un provvedimento così drastico viene assunto nei confronti di un ex presidente dell'Anm: l'accusa per Palamara è di aver commesso gravi e reiterate violazioni del codice etico.

La contestazione è legata alla riunione all'hotel Champagne tra Palamara, cinque consiglieri del Csm (che si sono poi dimessi) e i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti sulla nomina del procuratore di Roma, intercettata nell'ambito dell'inchiesta di Perugia. Una riunione in cui si parlò - secondo l'accusa - di una strategia per danneggiare uno dei candidati ed enfatizzare invece il profilo professionale di un altro dei concorrenti.

LA REPLICA - Prima del provvedimento di espulsione, il Comitato direttivo centrale dell'Anm all'unanimità ha respinto la richiesta di Palamara di essere ascoltato.

"Mi è stato negato il diritto di parola. Nemmeno nell'Inquisizione", ha commentato lui: "Non mi sottrarrò alle responsabilità politiche del mio operato per aver accettato 'regole del gioco' sempre più discutibili. Ma dev'essere chiaro che non ho mai agito da solo. Sarebbe troppo facile pensare questo".

"Ognuno aveva qualcosa da chiedere, anche chi oggi si strappa le vesti - ha aggiunto -. Penso ad alcuni componenti del collegio dei probiviri che oggi chiedono la mia espulsione, oppure a quelli che ricoprono ruoli di vertice all'interno del gruppo di Unicost, o addirittura ad alcuni di quelli che siedono nell'attuale Comitato direttivo centrale e che hanno rimosso il ricordo delle loro cene e dei loro incontri con i responsabili Giustizia dei partiti di riferimento".

"Chiedo scusa ai tanti colleghi che sono fuori dal sistema delle correnti - ha aggiunto - che inevitabilmente saranno rimasti scioccati dall'ondata di piena che rischia ingiustamente di travolgere quella magistratura operosa e aliena dalle ribalte mediatiche. Per loro sono disposto a dimettermi ma solo se ci sarà una presa di coscienza collettiva e se insieme a me si dimetteranno tutti coloro che fanno parte di questo sistema. Non farò il capro espiatorio di un sistema".

(Unioneonline/D)
© Riproduzione riservata