Ragnedda, le strane uscite in mare dopo il delitto: si stringe il cerchio intorno ai complici
Oggi gli specialisti del Ris sullo yacht, in cerca di tracce del passaggio di altre persone. Il 41enne resta ricoverato, l’avvocato chiede tutela e sorveglianza per luiLa barca dei Ragnedda, nel riquadro il 41enne reo confesso dell'omicidio di Cinzia Pinna
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Gli incontri a bordo della barca, gli spostamenti continui di Emanuele Ragnedda tra Palau, San Pantaleo e Cannigione, le richieste di aiuto e le strane uscite in mare: tutte circostanze riscontrate, sulle quali adesso gli investigatori puntano per fare piena luce sull’omicidio di Cinzia Pinna.
Ragnedda, disperato e in preda al panico, ha chiesto di eliminare prove del delitto a diverse persone, che adesso sentono la pressione delle indagini. Ormai sul punto non sembrano esserci più dubbi, nelle ultime ore pm e investigatori hanno isolato e provato fatti che avvicinano sempre di più la polizia giudiziaria ai complici dell’imprenditore di Arzachena.
Oggi gli specialisti del Ris di Cagliari saliranno a bordo dello yacht della famiglia Ragnedda, ormeggiato nel Pontile dei Fiori a Cannigione. L’imbarcazione, la “Nikitai”, è sotto sequestro, gli investigatori cercano le tracce del passaggio delle persone che potrebbero avere aiutato l’imprenditore a sbarazzarsi degli oggetti personali della vittima e che, forse, hanno anche avuto un ruolo nel progetto, rimasto tale, di gettare il corpo di Cinzia Pinna in mare.
Dopo il tentativo di suicidio, Emanuele Ragnedda resta ricoverato in Psichiatria a Sassari. Le sue condizioni sono preoccupanti. Il difensore, Luca Montella, ha chiesto ulteriori misure di tutela e sorveglianza per il suo assistito.
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