Ragnedda in tribunale: «Dispiaciuto per Cinzia Pinna e la sua famiglia»
Le parole del reo confesso davanti al giudice. L'avvocato Montella: «Rispetto per il ruolo del difensore, tutti hanno diritto ad averne uno»Video di Andrea Busia
Emanuele Ragnedda in tutte le sue dichiarazioni «ha avuto sempre un pensiero» per Cinzia Pinna. Nel senso che sa «che ovviamente chi ci ha rimesso di più in questa vicenda è proprio lei». Ha ribadito: «È una scelta che non avrei mai voluto fare, la scelta peggiore che ho fatto. Mi dispiace per lei, mi dispiace per i familiari, mi dispiace per i miei familiari, per la delusione».
L’interrogatorio
Le dichiarazioni del reo confesso dell’omicidio della trentatreenne di Castelsardo sono state riportate dal suo difensore, Luca Montella, di fronte al Tribunale di Tempio Pausania al termine dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Marcella Pinna, al procuratore capo Gregorio Capasso e alla sostituta Noemi Mancini, titolare dell’indagine che mira a ricostruire, nel dettaglio, cosa sia successo nella tenuta tra Arzachena e Palau la notte dell11 settembre e nei giorni successivi, quando il corpo della vittima era stato abbandonato vicino a un albero.
Ragnedda ha risposto alle domande del giudice, degli inquirenti e del suo difensore. Ed è emerso che quella sera, quando ha esploso alcuni colpi di pistola contro Cinzia Pinna, non lo ha fatto – tecnicamente – per legittima difesa: una lite è degenerata, lui si è sentito minacciato e ha sparato, facendo «la scelta sbagliata, la più sbagliata», ha detto.
I ricordi
L’avvocato Montella non scende dei dettagli sulle dichiarazioni confluite nel fascicolo d’indagine, ma sottolinea che «quando si fa un percorso di riapertura dall'interno di un animo che si è trovato in una situazione così grave – ha commesso un delitto che non ha negato – il percorso non solo di rielaborazione, ma anche di recupero dei ricordi, non è una cosa che scatta in automatico. Ci vuole un tempo, perché tutto questo maturi. Oggi», ha proseguito il legale, «si è messo a disposizione per l'ennesima volta, ha dichiarato di essere ancora a disposizione se sarà necessario per fornire altri chiarimenti. L'impressione che ho è che allo stato delle cose non abbia nascosto nulla. Ha fatto uno sforzo psicofisico per cercare di attingere a situazioni che molto spesso, in certe occasioni delittuose, l'organismo umano è portato anche un po' a cancellare».
Il ruolo del difensore
Le indagini sono in divenire. E Montella chiede rispetto per il suo ruolo di difensore di un indagato: «Tutti dobbiamo fare il nostro lavoro, ognuno dalla parte di pertinenza», ha detto ai giornalisti, «approfitto dei vostri microfoni per chiarire, perché anche al difensore arrivano comunicazioni non piacevoli. Non dai giornalisti, ma da soggetti qualsiasi: certa gente ancora non ha capito che è un diritto sancito della Costituzione quello di difendere gli imputati. Tutti gli imputati hanno diritto a qualcuno che parli in loro favore, è una storia lunga di oltre duemila anni».
Una precisazione necessaria perché «mi hanno riferito che sui social girano certe cose. Cercate di aiutarci anche voi», ha detto ancora l’avvocato ai cronisti, «a illustrare al cittadino comune qual è il compito obbligatorio del difensore, come anche quello del diritto di cronaca e di critica: galleggiamo tutti su diritti di natura costituzionale. Un difensore penalista non sceglie chi difendere. O meglio non sceglie di accomodarsi, per come la intendo io e per la mia scuola, sul caso più comodo: a volte ci capitano casi più semplici, a volte casi veramente complessi e per chi la vive come una missione questo è il ruolo da svolgere».
Il giardiniere lombardo
Dall’interrogatorio è emerso anche un particolare che riguarda il ventiseienne lombardo che Ragnedda aveva chiamato in causa come corresponsabile dell’occultamento del cadavere: Ragnedda «ha chiarito la propria posizione. Mi sento in dovere di dire, e questo a beneficio anche della verità, che l'altro soggetto non è responsabile dell'omicidio di questa ragazza».
(Unioneonline)