«Mi sono spaventato e ho sparato». Emanuele Ragnedda ha ucciso Cinzia Pinna al culmine di una lite, finita nel sangue, dopo una sera tra alcol e droga. 

È  questa la versione fornita agli inquirenti durante l'interrogatorio, ieri in caserma, dall'imprenditore del vino reo confesso dell'omicidio della trentatreenne di Castelsardo, scomparsa da Palau lo scorso 11 settembre e ritrovata cadavere ieri, 24 settembre,  nella tenuta dell'azienda dello stesso Ragnedda.

Secondo la sua ricostruzione, l'uomo avrebbe sparato uno o più colpi di pistola contro la giovane donna per difendersi: al culmine di un violento litigio, lei gli si sarebbe avvicinata con un oggetto in mano, e lui, per paura – stando alle sue dichiarazioni – avrebbe premuto il grilletto. 

Gli inquirenti, ovvio, cercano ogni tipo di elemento per ricostruire quanto successo nella casa all’interno della tenuta di Ragnedda, tra Arzachena e Palau. E anche per capire in che modo sia spuntata una pistola. 

Il reo confesso, davanti agli inquirenti,  ha ammesso che quella sera sia stato fatto ampio uso di droga e alcol, come confermato anche dal sopralluogo dei carabinieri del Ris all’interno dell’abitazione. 

Ulteriori elementi su dinamica e movente potrebbero emergere dall’interrogatorio di Ragnedda, rinchiuso nel carcere di Nuchis. Inizialmente fissato per domani mattina, potrebbe slittare a sabato, quando sarà a disposizione una dettagliata informativa della Procura di tempio, che sta proseguendo nell’attività d’indagine. 

Ragnedda oggi ha parlato a lungo con il suo avvocato, Luca Montella, che al momento ha deciso di non rilasciare dichiarazioni.   

(Unioneonline)

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