La scarica della pistola a impulsi elettrici ha immobilizzato subito Gianpaolo Demartis, ma l'uomo non si è più rialzato dall'asfalto di via San Michele, una strada della periferia di Olbia. Riverso sul terreno, immobile, così lo hanno visto alcuni familiari arrivati immediatamente sul posto.

Demartis, 57 anni, originario di Bultei, è stato soccorso dai Carabinieri che le hanno provate tutte per immobilizzarlo, prima di usare la pistola taser. Hanno cercato quindi di rianimarlo ma, purtroppo, ogni tentativo è stato inutile. L'uomo è morto durante l'intervento dei sanitari del 118 per un arresto cardiaco, la cui causa ora dovrà essere accertata da un medico legale.

È successo tutto nella tarda serata di sabato e la Procura di Tempio ha aperto un'inchiesta, che, stando a indiscrezioni, riguarda l'operato di due militari del Reparto territoriale di OIbia. Un atto dovuto, come si dice in questi casi, per verificare quanto avvenuto in via San Michele a Olbia prima del decesso di Demartis.

 L'avvocato Marco Manca, legale di Demartis per alcuni procedimenti penali, in particolare uno per un presunto spaccio di droga, dice: «Non ho ancora un incarico formale per questa vicenda ma ho sentito i parenti di Gianpaolo Demartis, mi hanno detto che sono scioccati. Vogliono sapere che cosa è successo sabato sera e cercheremo anche dei testimoni». 

Sulla vicenda, è esplosa anche la polemica. Dopo lo scontro tra la garante regionale dei detenuti Irene Testa e il parlamentare leghista Dario Giagoni, l’intervento del vicepremier Matteo Salvini, che da ministro dell’Interno del governo Conte I introdusse nel 2018 l'utilizzo del dispositivo in via sperimentale.

«E adesso che nessuno se la prenda coi Carabinieri, che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere», il breve commento del leader del Carroccio.

L’articolo completo sul quotidiano oggi in edicola e sull’app

© Riproduzione riservata