«Finta rivoluzione verde, danni veri: eolico e fotovoltaico minacciano l’Alta Gallura»
Forum nella sede de L’Unione Sarda col sindaco di Calangianus Fabio Albieri, Gerolamo Balata (Eurispes Sardegna), Lucia Naviglio e don Francesco TamponiImpianti eolici e fotovoltaici in Gallura: forum nella sede de L’Unione Sarda col sindaco di Calangianus Fabio Albieri, Gerolamo Balata (Eurispes Sardegna), Lucia Naviglio e don Francesco Tamponi.
Il resoconto della tavola rotonda.
Una serie di progetti eolici e fotovoltaici pende sull’Alta Gallura, 10 solo a Tempio. I rischi per paesaggio, ambiente e turismo?
Don Francesco Tamponi (responsabile regionale dei beni culturali ecclesiastici): «La Gallura è un esempio, quasi una metafora. Chi arriva a Tempio da Calangianus resta colpito dalla moltitudine di pannelli fotovoltaici a bordo strada. A limitare le distese di specchi solo il bosco di sughere in una contrapposizione che mostra la violenza di chi con quei manufatti dice “io sono più potente” mentre distrugge la nostra identità e mette a rischio i beni culturali, agendo contro gli stessi princìpi ai quali sostiene di ispirarsi. Il Codice dei beni culturali offre una definizione importante del paesaggio: “Il territorio espressivo di identità il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interazioni”. La speculazione mascherata da rivoluzione energetica danneggia l’economia e minaccia di distruggere una delicatissima cultura da sempre in equilibrio con l’ambiente. Abbiamo quasi trecento chiese di campagna, gli stazzi, se perdiamo questo patrimonio e la capacità di fare paesaggio tutto il resto verrà giù a ruota. Il governo Draghi ha ridotto la distanza minima imposta tra un bene culturale e le pale eoliche da sette chilometri a uno e mezzo, cinquecento metri per gli impianti fotovoltaici vicino a chiese antiche. Non ci dobbiamo meravigliare se qualche politico fa un gran parlare della tutela ambientale mentre la svende. Nella notte del grande tradimento uno dei dodici apostoli baciò Gesù, così come qualche Giuda in Sardegna bacia la madre terra mentre la pugnala. Non abbiamo molte armi ma faremo valere ogni legge utile a bloccare i pali eolici. Saremo sconfitti? Possibile, ma non molliamo perché in gioco c’è la nostra anima».
Fabio Albieri (sindaco di Calangianus): «I rischi sono sotto gli occhi di tutti. I pannelli occupano già le pendici del Limbara, sulla strada tra Calangianus e Tempio, in un territorio fragile. Noi come amministrazione comunale ci opporremo a questi progetti devastanti, come abbiamo fatto sino ad oggi. I paesi dell’Alta Gallura hanno innalzato il turismo sostenibile a bandiera del territorio, impianti così impattanti cozzano con questa scelta. Per non parlare delle ricadute economiche: zero. Questo tipo di attività non porta benessere e deturpa il territorio, svilisce il valore storico, ambientale e culturale. Noi amministratori dobbiamo lavorare con determinazione con le nostre popolazioni per opporci agli speculatori».
Gerolamo Balata (direttore di Eurispes Sardegna): «La transizione ecologica nasce come strumento nobile per salvaguardare e valorizzare l’ambiente. Purtroppo si sta verificando il contrario. Gli strumenti predisposti dalla legge per accelerare la transizione energetica contribuiscono a violentare il paesaggio con riflessi su tutti gli aspetti della nostra vita. Abbiamo nuraghi, stazzi, il Limbara, tutto ciò che serve per lo sviluppo sostenibile. I 10 maxi progetti per le rinnovabili presentati solo nel Comune di Tempio sono la dimostrazione che il nostro modello di sviluppo è a rischio. Tutti dobbiamo riflettere, le Amministrazioni devono opporsi, molte lo stanno già facendo».
Lucia Naviglio (esperta di ecologia applicata alla gestione e alla tutela del territorio): «L’Alta Gallura è una delle zone di maggior interesse paesaggistico, sia per il granito sia per la quantità di vegetazione spontanea. Chi viene lo fa soprattutto per questo paesaggio, tanto è vero che sono in aumento le attività turistiche. Trasformare in zone industriali – perché di questo si tratta – aree pregevoli da un punto di vista ambientale sarebbe un disastro per il turismo, tanto varrebbe non investire più in promozione. La civiltà degli stazzi e ciò che rimane delle culture nuragiche e prenuragiche danno un valore incredibile al territorio: perché cambiare i connotati? Ultimo punto: i boschi sono minacciati dagli incendi, se li disseminassero di pale altissime come farebbero i canadair a spegnerli?».
Avete incontrato i rappresentanti delle aziende? Cosa vi hanno proposto?
Tamponi: «Una volta. Si sono presentati come responsabili del famoso progetto eolico di Saccargia provando a convincermi che fosse una bell’iniziativa per la Sardegna. La conversazione è stata breve, brevissima. Non sono contrario alle energie rinnovabili, la diocesi di Tempio lanciò il piano per mettere il fotovoltaico sui tetti già 20 anni fa, ma gli attori devono essere le comunità locali. Poi, certo, a volte i Comuni commettono errori grossolani. Un esempio su tutti: quello di Codrongianos nel piano urbanistico non ha inserito la basilica di Saccargia come bene identitario, con conseguenze disastrose».
Albieri: «Siamo stati contattati da una grossa società. Era attenta al parere dell’amministrazione comunale, ma abbiamo risposto che non eravamo interessati al loro progetto. Tutte le altre aziende non ci hanno calcolato, neppure ufficiosamente. Hanno aperto i cantieri senza alcuna forma di confronto e condivisione, anche quello vicino alla tomba dei giganti di Pascaredda».
Balata: «Il ruolo che ho non mi consente di avere rapporti con queste società».
Naviglio: «Quello che propongono è spesso un mondo immaginario. È vero che con i pannelli fotovoltaici si possono fare cose belle, ma quelli messi a Tempio e in tanti altri posti sono recintati, nessuno porterà mai il gregge a pascolare, l’erba sarà eliminata con i diserbanti perché dà fastidio. Insomma, la realtà è diversissima dalle potenzialità teoriche. La transizione energetica è solo un pezzo della transizione ecologica. C’è il problema dell’inquinamento, delle fonti fossili, del consumo di suolo, del sovrasfruttamento agricolo e così via. Tutte parti dello stesso tema che vanno messe insieme, non se ne può prendere una per dire “devo arrivare a quell’obiettivo, costi quel che costi”. Invece è stato fatto. Dopo essermi confrontata di recente con alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste quel mondo mi è apparso chiuso nella torre d’avorio, impastato di teoria ma lontanissimo dalle esigenze dei territori. Un paradosso per organizzazioni nate negli anni Settanta come reazione ai problemi ambientali. Mi sarei aspettata che facessero sentire la loro voce per promuovere le comunità energetiche, i tetti fotovoltaici, il risparmio energetico. Purtroppo non è accaduto. Le leggi che sono state varate hanno dato fiato agli speculatori. I cittadini con le bollette pagheranno l’energia prodotta dai privati con generosissimi e immotivati contributi pubblici».
Nel cantiere di Tempio lavoravano decine di immigrati irregolari: oltre al danno all’ambiente la beffa dello sfruttamento.
Tamponi: «Posti di lavoro inesistenti, l’unica certezza è che in Sardegna paghiamo l’energia molto più cara rispetto al resto d’Italia. Stanno arrivando agli espropri forzosi dei terreni per impiantare questa roba. Che sviluppo avremo? Che possibilità lasciamo ai giovani? C’è un orizzonte di sfruttamento, speculazione, violenza».
Albieri: «Il caso degli immigrati irregolari ammassati in un appartamento a Calangianus e utilizzati nel cantiere fotovoltaico di Tempio la dice lunga sull’efficacia dei controlli in questi impianti. L’inchiesta è nata ad agosto 2024, quando ho notato un numero massiccio di ragazzi di origini asiatiche nelle vie del paese. Li vedevo la sera al supermercato, ho allertato la polizia locale e i carabinieri. Ci hanno raccontato la loro storia: assunti da una ditta polacca, pagavano 350 euro a testa per un letto, nella stessa casa dormivano in 43. Una situazione drammatica che mostra la nuova schiavitù all’ombra del futuro verde. Temo che in Sardegna il caso non sia isolato».
Naviglio: «Nei progetti dell’Alta Gallura è previsto che il personale specializzato non sia sardo, al massimo ci sarà qualche posto da vigilante per sorvegliare i confini».
Balata: «Rischiamo la distruzione del nostro ambiente, del nostro paesaggio, ai nostri figli lasceremo un deserto. Fra 20 anni, quando il ciclo degli impianti sarà finito, chi ripristinerà lo stato dei luoghi? Sento dire: ci sono le fideiussioni. Bancarie o assicurative? C’è una bella differenza. Chi si occuperà di bonificare i terreni? I Comuni non avranno i soldi per farlo. Chi sottovaluta il problema lo fa per ignoranza o malafede».
Cosa si può fare per bloccare i progetti?
Tamponi: «Mi ha colpito l’esposto alle Procure della Repubblica presentato del Comitato per l’insultarità: penso sia giusto che si verifichi il rispetto delle leggi. Papa Francesco prima di andare via ci ha lasciato Laudato si’, l’enciclica sulla cura della Casa comune. Un punto di partenza che tutti dovrebbero conoscere. Una spinta dal basso dovrebbe arrivare con l’aiuto delle amministrazioni comunali per far capire a tutti i rischi che stiamo correndo».
Albieri: «Un movimento dal basso importantissimo c’è già stato e ha prodotto la legge Pratobello. Poi le scelte della Regione sono state altre e la legge sulle aree idonee è stata impugnata dal Governo. Se dovesse essere considerata incostituzionale ci troveremmo nudi davanti alla speculazione».
Balata: «Gli impianti dovrebbero nascere nelle aree già compromesse. C’è un gran bisogno di un movimento popolare importante che dialoghi con gli amministratori pubblici. Bisognerebbe spingere sulle comunità energetiche, ma siamo ancora molto indietro. Come Eurispes abbiamo fatto uno studio e alla presentazione c’erano dodici persone. La sensibilità su questo tema latita, forse si è più disponibili a consumare il territorio con eolico e fotovoltaico piuttosto che pensare al risparmio energetico. A proposito dei beni identitari: abbiamo quasi 8.000 nuraghi e mentre cerchiamo di farli riconoscere dall’Unesco vogliono oscurarli all’ombra delle pale eoliche».
Naviglio: «Le istituzioni dovrebbero muoversi di concerto con i comitati di cittadini che stanno portando avanti la lotta contro la speculazione. La Regione dovrebbe far rete anche con le altre Regioni per una battaglia comune. Da soli non si possono ottenere grandi risultati».
Andrea Busia – Enrico Fresu – Paolo Paolini