Caccia ai complici di Ragnedda, qualcuno ha fatto sparire gli oggetti di Cinzia Pinna: «Ti aiuto io»
A Conca Entosa nei 12 giorni tra il delitto e la confessione c’è stato un viavai di gente: nessuno ha visto il sangue, nessuno si è accorto del divano mancante o della casa piena di piume di cuscino. Un uomo e una donna nel mirino degli investigatoriPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Diverse persone sono state a Conca Entosa, a casa di Emanuele Ragnedda, tra il 12 e il 24 settembre, ovvero nel tempo trascorso tra l’omicidio di Cinzia Pinna e la confessione dell’imprenditore.
Possibile che nessuno si sia accorto che mancava il divano, portato all’esterno per ripulirlo e cancellare le tracce del delitto? E se a questa domanda gli interrogati hanno potuto rispondere che la casa era sempre in disordine, è ben più difficile giustificare come abbiano fatto a non accorgersi delle numerose tracce di sangue trovate dagli investigatori sul luogo del delitto. O di un’abitazione letteralmente invasa da piume di cuscino. L’ipotesi di chi indaga è che si tratta dei cuscini mai ritrovati, le cui federe erano nel locale lavanderia della casa di Ragnedda. Un tentativo maldestro di cancellare le tracce: cuscini spariti, federe da lavare e piume sparse per la casa.
Perché fra le persone che hanno frequentato casa Ragnedda in quei giorni nessuno si è accorto di nulla? Gli investigatori hanno interrogato diverse persone e sono convinti che l’imprenditore vitivinicolo si sia assunto tutte le responsabilità per coprire qualcuno. Qualcuno che non ha partecipato materialmente al delitto ma lo ha aiutato a cancellare le tracce, in particolare a “smaltire” tutti gli oggetti della vittima ancora non ritrovati: la borsetta, il telefonino e altri effetti personali.
Quel che è certo è che lui, ben prima di confessare l’omicidio una volta messo alle strette dai carabinieri, ha parlato del delitto ad alcuni amici o conoscenti. E qualcuno si sarebbe espressamente offerto di aiutarlo a cancellare le tracce. Le indagini si concentrano in particolare su due persone, un uomo e una donna.
Domani gli accertamenti sul corpo di Cinzia Pinna, in condizioni tali – dopo l’esposizione per giorni a intemperie e animali – da rendere quasi impossibile il riconoscimento. Tra gli esami previsti anche una TAC, utile a evidenziare eventuali traumi interni e ricostruire con precisione la traiettoria dei colpi di arma da fuoco esplosi da Ragnedda. Si tratta di verifiche fondamentali per confrontare i dati oggettivi con la versione fornita dall'uomo durante l’interrogatorio («Mi stavo difendendo, lei mi ha aggredito»).
Gli investigatori sono inoltre convinti di avere già tra le mani l’arma del delitto. Ritengono che sia la pistola sequestrata a Ragnedda due giorni prima della confessione, che non è l’unica arma di cui è in possesso l’imprenditore.