Bruciò vivo il rivale a Olbia, in aula parlano gli investigatori
A Davide Iannelli viene contestato l’omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sei ufficiali appartenenti ai carabinieri e alla polizia di Olbia sono saliti oggi sul banco dei testimoni nell’ambito del processo che vede imputato, davanti alla Corte d’assise di Sassari, Davide Iannelli. Il 48enne è accusato di aver bruciato vivo Toni Cozzolino, 49enne di Olbia, suo vicino di casa, morto per le gravi ustioni, dopo aver trascorso 10 giorni in ospedale.
Gli ufficiali hanno ricostruito la metodologia delle indagini successive al fatto avvenuto l’11 maggio dell’anno scorso in via Petta, un’aggressione per la quale la Procura contesta a Iannelli l’omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà.
Il 48enne, che si trova in carcere a Bancali, è il compagno di Rosa Bechere, la donna scomparsa da Olbia diversi mesi fa e della quale si sospetta una morte violenta, anche se le ricerche sono ancora in corso.
Gli avvocati difensori di Iannelli, Cristina e Abele Cherchi, hanno contestato la mancata perquisizione dell'abitazione e dell'auto del loro assistito, ritenendo che si sarebbe trovato un riscontro della presenza di sigarette che l'imputato fumava, motivo per il quale era in possesso di un accendino al momento dell'aggressione a Cozzolino.
Un dettaglio, quello dell’accendino, ritenuto dall'accusa molto rilevante: per il pubblico ministero, Iannelli non fumava e avrebbe quindi avuto con sé un accendino usato per innescare le fiamme che hanno ucciso il rivale, proprio per portare a termine il suo presunto intento omicida.
Nella prossima udienza, fissata per il 3 ottobre prossimo, verrà ascoltata anche la vedova di Cozzolino, Magdalena Murawska, insieme ad altri sei testimoni.
(Unioneonline/s.s.)