Costa Paradiso da tutelare, anche col nuovo Piano Casa
Costa Paradiso, comune di Trinità d'Agultu, una delle coste più belle della Sardegna. Rocce rosa, macchia mediterranea, mare blu cobalto che diventa verde smeraldo nelle numerose calette, splendide piscine naturali. D'inverno è un insediamento fantasma, per la stagione e ora anche per la pandemia. Non c'è quasi nessuno nelle migliaia di seconde case (e nei pochi alberghi) che dalla riva del mare hanno fagocitato ogni pendio e ogni anfratto, sconvolgendo quello che era un territorio selvaggio. Ma che ora non lo è più. Si è costruito persino nei cocuzzoli delle montagne, nelle pareti rocciose, con deroghe e varianti edilizie, soprattutto sino alla legge "Salvacoste".
Qualche giorno fa il Consiglio Regionale in diverse parti l'ha conservata, nell'approvazione definitiva del "Piano casa". Il presidente Christian Solinas è stato di parola e ha mantenuto il vincolo sui 300 metri dalla costa, malgrado qualcuno, anche all'interno della sua maggioranza, volesse l'ennesima deroga. Per Costa Paradiso, in questa fascia, il provvedimento cambia poco: oramai si è costruito in ogni angolo dove si potesse costruire. Ma oltre i 300 metri? Alcune cubature nel nuovo Piano possono essere infatti aumentate. La parola passa ai Comuni, al loro buonsenso, al rispetto delle regole, a dei piani urbanistici armonici: l'esatto contrario di ciò che è successo dagli anni '60 in poi a Costa Paradiso (e in altre realtà dell'Isola), dove il mattone ha prevalso sul rispetto del territorio e sulla salvaguardia ambientale di una zona fantastica, in nome di una ricchezza spesso effimera.