Il dibattito.

Tassa d’imbarco, si marcia divisi 

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L’ipotesi di taglio è sul tavolo. Anche perché poggia qui la strategia di Ryanair di paventare l’addio agli scali, sardi e non, nel caso in cui la tassa d’imbarco non venga coperta con risorse pubbliche. Oggi il balzello è totalmente a carico dei passeggeri. In Sardegna vale 6,5 euro, ma ci sono regioni come il Veneto dove si pagano nove euro. A Palazzo, il Campo largo è diviso. Nessuna posizione univoca nemmeno tra i sindacati.

La prudenza

Il primo a frenare è Fausto Durante, il segretario generale della Cgil sarda. «C’è una tendenza delle compagnie aeree, in particolare di Ryanair, ad assumere atteggiamenti aggressivi, in qualche caso quasi minacciosi,per affermare propri esclusivi interessi e perseguire vantaggi di natura economica», è la premessa. Per Durante, «si può e si deve ragionare di come estendere i flussi turistici oltre la stagione estiva, ma allo stesso tempo bisogna considerare altri due elementi. Primo: se aumentano i viaggiatori in arrivo e in partenza, occorre adeguare le strutture e i servizi da offrire. Per questo servono risorse e spesso le tasse d’imbarco contribuiscono allo scopo. Secondo: non bisogna trascurare che decisioni come la cancellazione del balzello potrebbero accentuare i rischi di overtourism. Abbiamo bisogno di un’industria delle vacanze sostenibile, con dimensioni controllate e adatte alla cultura e alle caratteristiche della Sardegna».

L’apertura

Decisamente possibilista, seppure con un paletto ben definito, la Uil Trasporti. «La Regione – spiega la segretaria Elisabetta Manca – potrebbe eliminarla nel periodo di bassa stagione per incentivare le compagnie a mantenere i collegamenti attivi anche nel periodo della “Winter”. Ma questo solo a fronte di un sicuro mantenimento delle rotte e delle frequenze». Il balzello, secondo il ragionamento, andrebbe poi «ripristinato durante la “Summer”, periodo in cui la redditività delle compagnie è alta e non vi è la necessità di alcun incentivo».

I dubbi

Dalla Cisl Trasporti, il segretario Gianluca Langiu mette in guardia da tutta una serie di rischi. «La discussione sulla tassa d’imbarco non può essere affrontata con semplificazioni o interventi improvvisati: parliamo di una misura che sostiene la sicurezza del volo, i servizi aeroportuali essenziali e le tutele economiche per i lavoratori del trasporto aereo. Abolirla senza un piano chiaro, significa indebolire l’intero sistema regionale». Per Langiu, «la Regione, invece di inseguire slogan, deve assumere una posizione responsabile, perché ogni eventuale riduzione dell’addizionale deve essere accompagnata da risorse certe, da una strategia complessiva per gli scali sardi e da impegni vincolanti delle compagnie in termini di rotte, frequenze e occupazione».

Confronto aperto

Nelle settimane scorse, il consigliere regionale Valter Piscedda (Pd) ha calcolato che, «rispetto a un gettito di 35,5 milioni, i Comuni sardi che ospitano un aeroporto hanno incassato appena 331mila euro». Nel dettaglio, «161mila Elmas, 120mila Olbia e 50mila ad Alghero». Da quel momento carte spaiate in maggioranza. Per l’assessora ai Trasporti, Barbara Manca, «il confronto è libero e aperto, come nella nostra Giunta avviene su tutti i temi. La proposta su cui stiamo lavorando riguarda l’eliminazione dell’addizionale d’imbarco nei mesi invernali. In maggioranza stiamo gradualmente trovando una quadra. È chiaro però che la Regione investirà risorse solo se il ritorno per la Sardegna sarà concreto e misurabile. Va ricordato che il dibattito nasce da una sollecitazione di Ryanair, che oggi rappresenta una quota molto rilevante dei voli da e per l’isola, ma i benefici potenziali dell’eliminazione varrebbero per tutte le compagnie, con possibili nuove connessioni anche oltre il network Ryanair». ( al. car. )

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