Nel 2024 sono state 67 le donne vittime di violenza arrivate al pronto soccorso dell’ospedale Brotzu di Cagliari. Numeri in continuo aumento, è stato sottolineato ieri durante i lavori del convegno “Non sei sola: l’ascolto, la cura, i diritti” tenutosi nell’Aula “Atza” dell’Arnas, per fare il punto sugli aspetti legati alla cura e all’assistenza prestate dall’azienda ospedaliera cagliaritana. Lo scorso anno è stato aggiornato il “Codice rosa”, che definisce le modalità con le quali gli operatori prendono in carico, proteggono e accompagnano le donne vittime di violenza. Il convegno, moderato da Simona De Francisci, ha voluto informare circa il lavoro quotidiano dei professionisti e delle strutture coinvolte e sottolineare l’importanza di rafforzare la rete istituzionale e territoriale.
I segnali da cogliere
«È importante evidenziare che il personale sanitario ha il dovere di segnalare i casi che ritiene possano essere riconducibili a violenza», ha detto Roberto Demontis, medico legale che nella sua carriera si è occupato di tantissimi femminicidi. Lo ha spiegato bene anche Guido Pani, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Cagliari: «Se il medico o l’infermiere hanno anche solo il sospetto che chi accede al pronto soccorso possa essere vittima di violenza, devono contattare l’autorità giudiziaria o le forze dell’ordine». Se poi le indagini chiariscono che non si tratta di violenza, «la segnalazione verrà archiviata, ma se c’è un minimo sospetto non bisogna ignorarlo». Pani ha puntualizzato che c’è molto da fare in termini di informazione e sensibilizzazione soprattutto tra i medici di famiglia, «molti dei quali spesso non si accorgono o sottovalutano i segnali».
Garanzie necessarie
La senatrice del M5S Sabrina Licheri, firmataria di un disegno di legge che va nella direzione di una maggiore tutela e giustizia per le vittime. «Norme che semplificano le procedure per avere il gratuito patrocinio automatico anche nei processi procedimenti civili».
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