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La segretaria regionale: «La transizione qui è un far west» 

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Entra più nello specifico dell’assalto eolico e fotovoltaico che la Sardegna sta subendo la segretaria della Uil sarda Fulvia Murru: «Denunciamo una deriva speculativa che trasforma la transizione ecologica in un “far west energetico”, dove a pagare sono territorio e comunità locali», dice Murru. «Noi chiediamo subito lo stop agli impianti in aree sensibili e vincolate, il ripristino della legge regionale sulle aree idonee, la pianificazione condivisa e trasparente con istituzioni, lavoratori e comunità e, infine, lo sviluppo di una filiera sarda delle rinnovabili che generi lavoro stabile e tutela ambientale. Dobbiamo fare in modo che le comunità locali possano decidere dove queste pale debbano essere insediale e quali ricadute positive debbano avere».

Il convegno è stato organizzato dalla Uiltec a margine del Consiglio nazionale. La segretaria generale del settore tessile, dell’energia e della chimica del sindacato è Daniela Piras. secondo cui «le emergenze industriali in Sardegna sono irrisolte anche da dieci anni». E poi: «Mi viene da pensare al polo di Portovesme, piuttosto che al Petrolchimico di Porto Torres, ma sicuramente un grande elemento discriminante è stato quello di non avere una strategia energetica. Il Dpcm sulla metanizzazione può essere un’opportunità, che merita attenzione e tempi certi», Sulle rinnovabili interviene invece Pierluigi Loi, segretario regionale della Uiltec «Vanno concertate dal basso, non possono calare sul territorio degli impianti di grossa taglia senza che nessuno ne sappia niente», dice. «Non va bene la deregulation normativa: in accordo con il territorio si devono creare le giuste quantità di produzioni da rinnovabili».

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