Se le parole non possono più dirsi, rimangono i gesti. “Adesso la mia mano stringe le sue, e ciò che vorrei ancora dirle è tutto lì, nel calore di quella stretta, nei ricordi che evoca, nel lascito che raccoglie“. «C’è un momento» prosegue Gianluca Marras, in arte e per i tanti amici semplicemente Marjani -che firma la bella illustrazione della sovraccoperta de L’Unione Sarda in edicola oggi (un regalo speciale per tutti i lettori e le lettrici del giornale), ispirata a sua madre - «in cui i figli diventano genitori dei propri genitori, ed è allora che capiamo quanto gli dobbiamo e quanto sono importanti per noi». Si comprende, dice ancora l’illustratore cagliaritano, quarantaquattrenne, che siamo ciò che siamo perché qualcuno ci ha disegnati, una bozza, ché il resto spetta a noi aggiungerlo, ma la sagoma è il risultato di geni che si sono mischiati, di carezze, rimproveri e insegnamenti, profusi nel tempo. E adesso che la vecchiaia tende i suoi agguati, tocca ai figli sorreggere e confortare.

L’omaggio

Senza esagerare, perché, fanno eco i centenari i cui auguri riempiono le pagine interne della sovraccoperta natalizia del giornale (da staccare e conservare), quando sulle spalle si regge il peso di una vita, si è abbastanza solidi da continuare a essere il perno della famiglia. Le ossa deboli e le rughe non possono impedire a una madre e a un padre anziani, per un altro Natale ancora, di essere il centro della festa, dispensare consigli, raccontare storie, e se occorre, fare l’ennesimo rimprovero.

Messaggio universale

«È vero che l’illustrazione si ispira a una faccenda personale» commenta l’autore, protagonista di mostre collettive e personali, «ma il suo significato è universale poiché riassume la forza dei legami affettivi». L’introspezione è una caratteristica dell’arte di Marras, che ha aggiunto Marjani al proprio nome perché in sardo vuol dire volpe, e questo animale, da sempre legato a leggende e credenze popolari, è assai presente nella cultura giapponese a cui egli attinge, insieme con quella sarda, per formare il proprio stile creativo. I suoi lavori, che spaziano dall’illustrazione al design, sono fortemente influenzati dall’estetica giapponese.

Quel concorso de L’Unione

«Confrontarsi con la vecchiaia dei propri genitori può essere un evento traumatico, ma è fondamentale per ricostruire la propria storia», dice Marras, che già lo aveva fatto per la raccolta di racconti “Le faremo sapere“, dedicata alla vecchiaia, e pubblicata da L’Unione Sarda nel 2020. Nel libro è presente con un disegno che ritrae il padre anziano, morto due anni prima.

Radici

«A mio padre e a mia madre devo, almeno in parte, ciò che sono» chiosa l’illustratore che ha maturato esperienze professionali in vari ambiti: da quello musicale (compresa la realizzazione di videoclip), a quello editoriale, passando per le performance live e per l’incontro con alcune startup artistiche di livello nazionale. Poi, non è detto che tutto ciò che dobbiamo a chi ci ha messo al mondo sia positivo, però di relazioni siamo fatti, e senza semplicemente non siamo. La stretta di mano in copertina, disegnata a matita e poi colorata digitalmente, vuol essere questo, spiega: «Un richiamo ai legami, al tempo che ci chiedono, alle radici che ci sostengono».

I centenari parlano

Un messaggio che risuona anche nelle parole dei grandi vecchi, che, da Teulada a Nuoro, attraverso le pagine speciali raccolte dalla sovracopertina de L’Unione Sarda, stringono idealmente le mani ai suoi lettori, propiziando salute, fortuna e prosperità.

Maria Loi di Ierzu, 100 anni, augura a tutti di arrivare alla sua età e con i parenti attorno, perché tutto il resto: l’albero, i doni, il presepe, saranno pure belli da vedere, colorano la casa eccetera, ma la famiglia, quella sì che fa Natale. E pure l’amore, che lei ha riversato ai figli prima e ai nipoti poi, pesa molto di più dei sacchi pieni di pacchi del Babbo finlandese.

Pietrino Culurgioni di Teulada, 106 anni, uno degli uomini sardi più longevi, ha patito la fame e assistito al boom economico, ma adesso, nella sua bella casa con giardino, si gode la compagnia dei nipoti e dei figli: quattro maschi e tre femmine.

Dai famigliari che vivono a Torino, Antonio Brundu di Perdasdefoghu, 105 anni, ha ricevuto un regalo molto desiderato, lui che ama l’eleganza e la letteratura: pantaloni, camicia e gilet.

Un pensiero, i grandi vecchi, lo rivolgono anche ai paesi in guerra. Da Orgosolo, Michela Battasi, 107 anni, una delle donne più longeve della Sardegna, dichiara che non vorrebbe «sentire più questa sofferenza che raccontano i giornali». Ancora troppe sono le bombe che cadono per Battistina Piras di Osini, 104 anni, che ha assistito ai bombardamenti del porto di Arbatax durante la seconda guerra mondiale. Antonietta Ledda di Sant’Anna Arresi,103 anni, invece, non si capacità di come una donna possa morire ammazzata in casa da chi dice di volerle bene. Per Natale “sì, che sarebbe un bel regalo non sentire più queste notizie”.

Alfio Chillotti di Ulassai, a settembre ha contato cento anni, e si sorprende perché il medico che lo aveva in cura da bambino non avrebbe scommesso un centesimo sulla sua sopravvivenza. E invece, lui, chiamato “poverino“ per la sua salute cagionevole, se la ride, e continua a viaggiare da una parte all’altra dell’isola, felice di esserci perché c’è ancora qualcosa da scoprire.

A chent’annos

Dacché ha compiuto 105 anni a novembre scorso, Sebastiano Maccioni di Nuoro, non proferisce più l’auspicio tradizionale “a chent’annos”, però augura a tutti i conterranei “medas annos cun salude e fortuna”, perché senza la salute non si va da nessuna parte, ma un pizzico di fortuna agevola il cammino.

Il lascito

Oltre alle buone parole, come dice Gianluca Marjani Marras, è questo il lascito più prezioso dei nostri centenari, che hanno scavalcato un millennio, e della vita accumulata più di tutto gli stanno a cuore i legami. Non il dono, ma l’affetto che riscalda il Natale.

Franca Rita Porcu

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