Un capolavoro del cinema muto: così è stato definito, fin dalla sua uscita avvenuta nel 1929, il film “La Grazia”, tratto dalla novella “Di notte”, scritta da Grazia Deledda nel 1894. Restaurato nel 2005 dal nostro quotidiano su un progetto di Sergio Naitza e Susanna Puddu, impreziosito dalla colonna sonora originale creata dal compositore Romeo Scaccia, il film è tornato a nuova vita come “La Grazia ritrovata – dal muto al sonoro”. È questo il titolo della pellicola restaurata, arricchita da quattro approfondimenti, che verrà riproposta mercoledì 20 ottobre alle 21 al Teatro Doglio di Cagliari con l’accompagnamento al pianoforte del maestro Scaccia.

Tre città

La proiezione, organizzata dall’Isre, rientra nella programmazione dei Convegni internazionali di studi deleddiani che si terranno da domani a venerdì a Cagliari, dal 25 al 27 novembre a Sassari e dal 9 all’11 dicembre a Nuoro. La valorizzazione del film comincia quando il giornalista Sergio Naitza, allora firma de L’Unione Sarda, cura una collana di 25 film che raccontavano la Sardegna. «Mi sarebbe piaciuto inserire anche “La Grazia”, ma le pellicole disponibili erano in pessime condizioni – spiega –. La collana riscosse un grande successo, quindi proposi all’editore Sergio Zuncheddu di restaurare questo film per restituirlo alla cultura sarda, nazionale e internazionale».

Trasposizioni

La novella “Di notte” è stata protagonista di una serie di trasposizioni: nel 1921 diviene un libretto d’opera (sempre a firma di Deledda) e debutta come opera lirica nel 1923 col titolo “La Grazia”. Nel 1929 arriva il cinema. Il film, diretto da Aldo De Benedetti, racconta di Elias (Giorgio Bianchi), giovane che arriva in un paese di montagna della Sardegna per un’eredità. Incontra Simona (la diva del cinema muto Carmen Boni), una pastorella di cui si innamora e che promette di sposare al suo ritorno. Durante il viaggio è vittima di un incidente, si risveglia in casa di una ricca donna (Ruth Weyher) che lo seduce e lo trattiene. Ma l’uomo non ha dimenticato Simona, che intanto mette al mondo una figlia, frutto di una notte d’amore tra i due. Catturato dai familiari di Simona, Elias sarà condannato a morte per averla disonorata. «È un film di forte impatto melodrammatico, giocato su contrasti d’ambiente (il mondo pastorale e quello borghese), su psicologie che ruotano sui sentimenti primari di amore, odio, vendetta, perdono – spiega Naitza –. Nel cortocircuito visivo fra naturalismo ottocentesco e interni decò c’è la mano di Melkiorre Melis, autore dei bozzetti e dei costumi, a loro volta ispirati a quelli che Giuseppe Biasi realizzò per l’opera lirica».

Musiche

Prezioso l’apporto di Scaccia: «L’espressività, la carica emotiva che permane nei personaggi e nell’azione scenica, ispirano una musica evocativa, frutto di numerose suggestioni, che segue il film fondendosi con esso, cogliendo e facendo proprie le sfumature caratteriali dei personaggi».

Alessandra Ghiani

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