È mercoledì 10 giugno 1981 quando la famiglia Rampi si trova in vacanza a Roma, nella seconda casa in via del Vermicino, a Finocchio. La radio di quegli anni trasmette i Ricchi e Poveri e Rettore e la sera del 6 giugno dello stesso anno, nelle campagne toscane, erano stati uccisi Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio all’interno di una Fiat Ritmo color rame per mano del Mostro di Firenze.

I giornali di quegli anni riportano la notizia in prima pagina, si parla di mutilazioni e di un killer senza volto. Mentre l’Italia piange silenziosamente i suoi figli, la famiglia Rampi è unita e compatta. C’è papà Ferdinando, mamma Francesca, nonna Veja, il piccolo Alfredo di sei anni e Riccardo di due.

Quel mercoledì, papà Ferdinando decide di fare una passeggiata in compagnia di due amici e porta con sé il piccolo Alfredo. Durante il rientro, però, qualcosa cambia, il bimbo chiede di poter tornare a casa da solo. Il papà dice di sì. Sono le 19, probabilmente la famiglia Rampi aveva già apparecchiato la tavola, sistemato la tovaglia a scacchi che tanto era di moda in quegli anni, pulito i bicchieri e riscaldato la cena. Forse era già tutto pronto, forse qualcuno correva per casa e altri ridevano e scherzavano come accadeva tutti i giorni.

Probabilmente questa è la scena che si trova davanti agli occhi Ferdinando nell’attimo in cui apre la porta, accorgendosi con sommo stupore che il figlio Alfredino non è ancora arrivato. Sono le 20 e il piccolo non c'è. Alle 21.30 vengono chiamate le forze dell’ordine. Le ricerche partono con l’ausilio delle unità cinofile, viene individuato il pozzo artesiano che si trova in Via Sant’Ireneo, ma sin dal primo momento le manovre di recupero risultano difficoltose. Il pozzo è lungo 85 metri, anche se in un primo momento si pensa sia soltanto 36 metri. Viene effettuato un primo tentativo con una tavola in legno legata a una corda ma non va a buon fine. I soccorritori decidono di calare un microfono all’interno del pozzo e si sentono i pianti e le urla del piccolo Alfredo. Una diretta televisiva lunga 18 ore. Si tenta l’impossibile per salvare il piccolo: circensi, nani, contorsionisti ma nessuno lo raggiunge.

Angelo Licheri, 37 anni, riesce ad entrare nel pozzo a mani nude ma non riesce ad afferrarlo. Quando fuoriesce dal pozzo, scoppia in un lungo pianto. "Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all’ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotta invano per Alfredo Rampi", è il triste annuncio di Giancarlo Santalmassi nel corso dell’edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981.

Angelo Barraco
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