Le barriere che dividono Stati e popoli

10 novembre 2021 alle 12:20aggiornato il 10 novembre 2021 alle 12:22

Dalla caduta del muro di Berlino, 9 novembre 1989, ad oggi, non si è smesso di erigere muri e barriere fisiche e culturali che dividono Stati, città, popoli.  

In questo momento è in atto una vera e propria crisi umanitaria al confine tra Polonia e Bielorussia, dove migliaia di migranti stanno cercando di entrare in Europa, respinti dalle forze militari e costretti in un limbo, in mezzo ai boschi, esposti a intemperie di ogni genere.

Nel Vecchio Continente ancora esiste una capitale divisa in due frazioni da una "linea verde": è Nicosia, con la zona meridionale capitale della Repubblica di Cipro, e quella settentrionale sotto l'influenza turca.

Nel mondo post-globalizzazione sono molti i sistemi adottati per impedire la libera circolazione delle persone: dalla barriera tra Usa e Messico, la cui costruzione è stata voluta da George W. Bush nel 1990, con il rafforzamento del confine tra i due Stati voluto da Donald Trump, ai muri che separano Grecia e Bulgaria dalla Turchia per arginare l'arrivo di profughi, fino alla barriera di Israele in Cisgiordania, eretta a partire dal 2002 e lunga 730 chilometri.

Alcune divisioni sono quanto rimane della fine di una guerra, come la linea di demarcazione militare che separa le due Coree dal 1953, istituita anche per volere delle Nazioni Unite, e le Peace Lines, nelle città di Belfast e Derry, simboli del conflitto nordirlandese.

(Unioneonline/F)