Sono circa ottomila i metalmeccanici per i quali quasi mille aziende in tutta la Sardegna hanno fatto richiesta di ammortizzatori sociali, ma i numeri sono destinati a salire secondo la Fiom della Sardegna.

Il quadro del settore nell'emergenza Covid 19 è stato al centro di una videoconferenza fra i responsabili territoriali Fiom Cgil, che hanno messo in luce le criticità legate alla riduzione delle attività ma anche alle condizioni in cui si continua a lavorare, non sempre a prova di protocolli anti-coronavirus.

Gli ammortizzatori sono stati chiesti per 2500 lavoratori di 259 aziende Confapi, 4500 dipendenti di aziende Federmeccanica e 1000 appartenenti a 450 imprese artigiane e cooperative. Uno dei punti critici, spiega il segretario sardo, Roberto Forresu, è che "soltanto il 5% delle imprese Confapi e Federmeccanica ha firmato gli accordi sindacali. Quindi non sarà garantita l'anticipazione degli stipendi da parte del datore di lavoro, come accade in presenza di accordi sindacali, e che le aziende non si sono rese disponibili a discutere nel merito l'applicazione degli strumenti di cassa integrazione, quindi non c'è chiarezza su quanto le scelte fatte rispettino i principi di equità e rotazione fra i lavoratori".

Secondo la Fiom è un atteggiamento inaccettabile soprattutto da parte delle imprese che hanno ridotto di poco le loro attività: "Il rischio - avverte Forresu - è che si crei un conflitto sociale perché, mentre il governo nazionale mette a disposizione ingenti risorse per le imprese, le conseguenze economiche immediate gravano sulle spalle dei lavoratori".

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata