Il suo nome è entrato, volenti o nolenti, nella storia d’Italia. E, per molti versi, ha scolpito a fuoco uno dei segreti più impenetrabili e violenti dell’Isola di Sardegna. Di lui, all’anagrafe Mario Scelba, Presidente del Consiglio dei Ministri dal 10 febbraio del 1954 al 6 luglio del 1955, subito dopo De Gasperi, hanno detto e scritto di tutto e di più. Per i comunisti era un diavolo in terra, il padre della legge truffa, una belva assetata di sangue, un lacchè dei fascisti, un manganellatore, un servo degli imperialisti americani. Gliene hanno detto di tutti i colori. In molti gli riconoscevano di essere il figlio putativo di Don Sturzo, altri, osando oltre misura, idealizzavano una paternità non solo politica. È rimasta nell’oscurità, invece, la sua firma più impegnativa e segreta, quella che ancor oggi nei Palazzi di Roma, faticano a pronunciare.

Accordo Top Secret

La sigla di quel documento è in codice, con un timbro evidente: Top secret, massimo grado di secretezza. È lui, Mario Scelba, il ministro dell’interno dal manganello facile, e nel contempo Presidente del Consiglio dei Ministri, a siglare, il 20 ottobre del 1954, il Bilateral Infrastructure Agreement (BIA). Un patto segreto con gli Stati Uniti d’America per gestire e realizzare in Italia le basi militari Nato e americane. Un accordo bilaterale sottoscritto, per conto della bandiera a stelle e strisce, da Clare Booth Luce, l’ambasciatrice statunitense in Italia. Stiamo parlando del più incostituzionale dei patti segreti, visto che il Parlamento italiano non lo ha mai ratificato. Un macigno giuridico che mina alla radice la potestà statuale in immense porzioni di territorio nazionale, con l’istituzione di vere e proprie zone franche dove niente è negato, persino uccidere non è un reato.

Strage del Cermis

La strage del Cermis, la funivia del Cavalese, nel pieno delle Dolomiti a 40 km nord-est di Trento, in Val di Fiemme, è un pugnale ancora conficcato nella storia moderna. Era il 3 febbraio del 1998. Un aereo militare statunitense Grumman EA-6B Prowler della United States Marine Corps, volando a una quota inferiore a quanto concesso e in violazione dei regolamenti, tranciò il cavo della funivia, facendo precipitare la cabina e provocando la morte di venti persone. In realtà non si stavano esercitando, ma si divertivano con sfide all’ultimo respiro. Joseph Schweitzer, uno dei due piloti statunitensi coinvolti nell'incidente, solo nel 2012 confessò di aver distrutto, al suo ritorno alla base, il nastro video che avrebbe consentito di svelare la verità sull'incidente. Furono sottoposti a processo negli Stati Uniti e assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo. In quell’occasione furono i giudici italiani a rivendicare la desecretazione di quel “segretissimo” accordo. Non ci fu niente da fare.

Salomonico Mattarella

Le cronache di quegli anni raccontano di un Sergio Mattarella, l’attuale Capo dello Stato, allora ministro della Difesa, intento a mediare tra una sovranità nazionale scippata e l’omicidio plurimo sotto casa. La posizione dello Stato italiano fu salomonica quanto basta per continuare a coprire quell’accordo. Unica concessione è circoscritta in un’affermazione agli atti della commissione d’inchiesta su quella strage: Basic infrastructure agreement (BIA) del 20 ottobre 1954 ha una elevata classifica di segretezza, ma tuttavia il Governo, con atto innovativo, ha messo parzialmente a disposizione dell’autorità giudiziaria competente sul caso Cermis.

Terra di conquista

A ribadire che quella “segretezza assoluta” non si tocca ci pensa il 21 gennaio del 2003, a commissioni Difesa di Camera e Senato riunite, il ministro della Difesa Antonio Martino: si tratta di accordi che hanno una elevata classifica di segretezza e non possono essere declassificati unilateralmente. Come dire, se gli americani non vogliono devono restare segreti. E, infatti, gli Yankee non ne vogliono sentire per alcun motivo. È dentro quell’accordo che la Sardegna diventa terra di conquista, di bombe e missili da scaraventare senza tregua “contro costa” e non solo, di devastazione ambientale con grave rischio per la salute di militari e civili. Ora, però, lo scenario è radicalmente cambiato. Gli intoccabili non lo sono più, la zona franca di Teulada dove tutto era consentito segna cedimenti rilevanti, la Procura indaga e i Giudici di Cagliari rinviano a giudizio i vertici della Difesa. Sarà difficile invocare il patto di Scelba con gli americani, anche se alla fine ci tenteranno.

Ribaltamento storico

In una coincidenza quasi astrale, se non fosse per la pressione sempre più imponente dell’opinione pubblica sarda e non solo, sul poligono di Teulada incombono tre macigni inediti, uno più pesante dell’altro. Il primo è legato all’inchiesta e al processo che dal 25 gennaio del 2024 vedrà alla sbarra i numeri uno della Difesa italiana, tutti accusati di disastro. Il secondo è la bocciatura da parte del Comipa, il Comitato Misto paritetico tra Stato e Regione, del calendario semestrale delle esercitazioni.

Costituzione inattesa

Il terzo è una pietra miliare che si abbatte senza appello su Teulada, ma anche sugli altri due poligoni militari della Sardegna, quelli di Quirra e di Capo Frasca: la Costituzione italiana a maggio del 2022 ha definitivamente introdotto l’Ambiente come valore assoluto, prioritario e intoccabile. Tre fatti insperati, che non solo si intersecano l’un l’altro, ma diventano un combinato disposto esplosivo in grado di far saltare per aria l’accordo americano e la stessa funzionalità delle basi militari in Sardegna.

Sassolino nella Difesa

Il sassolino che finisce negli ingranaggi della Difesa guerrafondaia è la bocciatura da parte del Comipa delle prossime esercitazioni. La legge, la 898 del 24 Dicembre 1976, dispone: «Qualora la maggioranza dei membri designati dalla Regione si esprima in senso contrario, sui programmi di attività addestrative decide in via definitiva il Ministro della Difesa».

Decreto fuori legge

È qui che si innescano gli altri due elementi. Lo scenario è segnato: il Ministro della Difesa per autorizzare le nuove esercitazioni dovrà adottare un proprio decreto, un atto amministrativo, senza la copertura del comitato misto paritetico. Questa volta, però, non sarà un decreto facile da firmare, almeno per due ragioni: su quel poligono pesa un’inchiesta e un processo penale per disastro ambientale e, per la prima volta, quell’area di Teulada, già classificata come Sito di Importanza Comunitaria, godrà di una protezione prioritaria da parte della Costituzione che mette davanti a tutto la tutela ambientale.

Regione, il dilemma

Un crocevia segnato, visto che la Regione, che si è costituita parte civile nel processo penale per il disastro di Teulada, non potrà non impugnare al Tar e alla stessa Corte Costituzionale il decreto del Ministro per la ripresa dei bombardamenti proprio in quelle aree dove si persegue penalmente il disastro ambientale. Un passaggio decisivo, un crocevia talmente inedito, che sarebbe gravissimo per la Regione farsene sfuggire l’opportunità storica, diventando, se non impugnasse quel decreto del Ministro, platealmente connivente con quel disastro. La fortuna è che quello del Ministro della Difesa sarà un “semplice” atto amministrativo e come tale impugnabile al Tar da ogni cittadino o associazione legittimata a farlo.

Tar & Alta Corte

Saranno poi i Giudici amministrativi, se lo ritenessero necessario, a richiedere eventualmente un pronunciamento incidentale della stessa Corte Costituzionale. E, per la prima volta, ma lo potrebbero già fare gli stessi giudici di Piazza del Carmine, quelli del Tribunale amministrativo regionale della Sardegna, troverebbe applicazione la nuova norma costituzionale inserita nella Carta delle leggi l’8 febbraio del 2022 quando è stato deciso di integrare il valore dell’ambiente nell’elenco dei principi fondamentali (art. 9) e nella prima parte (art. 41) della Costituzione. Il terzo comma aggiunto all’articolo nove della Costituzione sembra scritto ad hoc per il caso Teulada: «[La Repubblica] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni».

Prima delle bombe

Si tratta di una modifica con ricadute senza precedenti nell’ordinamento statale e regionale, visto che il valore dell’ambiente diventa prioritario e assoluto rispetto a tutto, figuriamoci alla devastazione ambientale a colpi di bombe e missili di un sito naturalistico, riconosciuto come tale da norme statali e comunitarie.

Principi supremi

L’importanza di questa nuova previsione costituzionale la sottolinea la stessa massima Corte: «la Costituzione italiana contiene alcuni principi supremi che non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali». Per essere più espliciti: aver inserito la tutela dell’ambiente tra i valori fondamentali assegna un peso “rinforzato” e prevalente ai valori ambientali nel contemperamento con altri interessi costituzionali. In sintesi: viene prima la tutela ambientale dei bombardamenti sulle aree costiere e protette di Teulada. La prima conseguenza è rilevante ed immediata: nessuna legge, figuriamoci un decreto di un Ministro, potrà essere applicata se contrastante con questi nuovi princìpi costituzionali. La sintesi è senza appello: non vi è legge, autorizzazione o disciplina di settore, decreto di Ministro o giù di lì che potrà mai superare il divieto costituzionalmente garantito di attentare al diritto di provocare danni all’ambiente, alla biodiversità o all’ecosistema. In poche parole, in riferimento alla convinzione atavica del Ministero della Difesa e dei suoi Generali, non può esistere un disastro ambientale legittimo e consentito. Insomma, fine dell’impunità.

Area protetta

Teulada è a tutti gli effetti un’area protetta e i Giudici di Cagliari perseguono il reato di disastro ambientale: oggi più che mai, in nessun caso, quindi, può ipotizzarsi che qualcuno possa attentare a beni costituzionalmente protetti. Per fermare una condotta «abusiva», basterà richiamare il sicuro contrasto con le nuove norme costituzionali. Un’ultima annotazione sull’ultimo capoverso della nuova norma costituzionale: la Repubblica tutela l’ambiente «anche nell’interesse delle future generazioni». Come dire, il futuro di Teulada e dei suoi figli non può essere costruito a colpi di bombe e missili, provocando devastazione e disastro ambientale, minando per sempre il loro domani.

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