Il paesaggio è quello che troviamo, quello che percepiamo e quello che lasciamo. I nostri avi, alcuni millenni fa, ci hanno lasciato le Domus de Janas, tombe prenuragiche scavate nella roccia, risalenti al Neolitico e all’Età del rame, che lasciano a bocca aperta per la bellezza e la capacità costruttiva messa in atto tantissimi secoli fa. Oggi rimaniamo sbalorditi quando pensiamo che tali monumenti si potessero realizzare scavando nella roccia con i mezzi di allora. E la loro bellezza è così grande che anche l’Unesco ha pensato di inserire le Domus de Janas tra i beni che rientrano nel patrimonio mondiale dell’umanità.

Insomma, sono certamente un bene da tutelare, tranne che per qualcuno che siede nelle stanze del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dove si pensa invece che i colleghi del ministero della Cultura producano carta straccia.

L’epicentro è Putifigari, o meglio le campagne del piccolo paese del Sassarese, dove alcuni proprietari terrieri sono pronti a dare in affitto i terreni per sviluppare un mega parco fotovoltaico di circa 35 ettari progettato da una società che riprende il nome della località interessata dal progetto, Ine Seddonai srl di Roma.

Il patrimonio archeologico della nostra isola è immenso e molto diffuso sul territorio. Domus de Janas si trovano anche sotto i cavalcavia di alcune strade, per esempio a Molìa, in territorio di Illorai e in passato non sempre sono state rispettate. 

Pezzi di una storia in cui il territorio e il paesaggio venivano scelti con cura, guardando magari alla bellezza del luogo, in modo che la terra potesse accogliere i propri defunti e assicurare anche nell’aldilà, o in quello in cui si credeva allora, un ricordo degno delle bellissime sepolture. Un omaggio a chi non c’era più.

Oggi, invece, pur essendo patrimonio Unesco, le tombe devono fare spazio ai progetti energetici. L’energia ci serve e ci serve produrla in modo pulito, ma perché farlo in un luogo che rappresenta il nostro passato, dove appunto il paesaggio racconta un’era che si è conclusa e che andrebbe tutelata? E perché lo Stato valuta con due pesi e due misure? Da un lato il ministero della Cultura che attraverso le Soprintendenze vigila sul territorio, sul paesaggio e sui beni culturali e pone, giustamente, dei vincoli. E dall’altro il ministero dell’Ambiente che invece passa come un rullo compressore su tutto ciò che fa parte della nostra Isola in forza di una transizione energetica che si potrebbe fare serenamente senza ulteriori danni al paesaggio ma semplicemente utilizzando i luoghi già compromessi. Ci siamo chiesti cosa lasciamo alle future generazioni? La bellezza di statue e sepolture come i Giganti di Mont’e Prama o le Domus de Janas, o spianate di metallo che chissà se e come potranno essere riutilizzate o smaltite?

Certamente, i nostri antenati non si ponevano questi dubbi e non avevano forse la capacità di scegliere tra il bello e il necessario. Però hanno lasciato indubbiamente qualcosa di attraente, che oggi non riusciamo a valorizzare a pieno. Bisognerebbe invece tutelare i nostri antichissimi monumenti, fare in modo che anche nel caso in cui si trovino in terreni privati, difficilmente raggiungibili e poco sfruttati turisticamente, diventino una meta costante di visitatori. Nessuno oggi penserebbe di fare un parco fotovoltaico in un luogo molto frequentato dai turisti, sulla spiaggia della Cinta a San Teodoro oppure alla Pelosa di Stintino, perché il movimento di ribellione che si verrebbe a creare coinvolgerebbe i sardi così come i turisti.

Allora, proviamo a ragionare con una visione virtuosa, promuoviamo la visita delle Domus de Janas da parte di migliaia di visitatori, sfruttiamo il logo dell’Unesco e facciamo in modo che anche il ministero dell’Ambiente si renda conto che quel sito va tutelato perché ci sono pullman di vacanzieri che ogni anno vogliono vedere la colorazione ocra che i prenuragici riuscirono a dare alle pareti delle sepolture da dedicare ai loro familiari defunti. Volevano che i loro parenti continuassero a vivere in un contesto bello, in cui la natura veniva riprodotta artificialmente. Scenario di un trapasso che doveva salvaguardare la bellezza della vita. Ecco salviamo la bellezza e la nostra vita sarà più bella. Per i pannelli solari ci sono i tetti delle case, per quelli della Domus de Janas, invece, lasciamo le coperture realizzate dai prenuragici.

Giuseppe Deiana

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