L’allarme per la dermatite bovina – dopo i primi focolai registrati a Orani e Orotelli e i casi sospetti segnalati a Osidda e Nuoro – inizia a far tremare anche la penisola. L’allerta, infatti, è scattata anche nel Mantovano.

«I prossimi sette giorni saranno decisivi – spiega Francesco Sgarangella, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna – perché bisogna capire l’entità del fenomeno e, alla luce di questo, si deciderà sulle movimentazioni anche fuori regione».

Sgarangella è uno dei massimi esperti nella gestione delle emergenze epidemiche veterinarie. Già docente di Sanità pubblica all’Università di Sassari, è attualmente il coordinatore unico dei Servizi veterinari della Regione per l’eradicazione della peste suina africana.

Ci sono focolai accertati e sospetti. Tra una settimana cosa può succedere?

«Non lo sappiamo, è una malattia nuova e i virus si comportano in maniera diversa da un territorio all’altro. Man mano che si procede nei controlli si deciderà quali regole prudenziali conservare».

Pecore, capre, suini e cavalli torneranno liberi?

«Sì. Le indicazioni del Ministero dicono che essendo i bovini specie sensibile alla malattia, nelle zone di protezione e sorveglianza le restrizioni riguarderanno questi, non gli altri animali. I bovini, e gli ovini che pascolano assieme ai bovini: potrebbero portare in giro zecche infette».

Cosa intende per restrizioni?

«Che, se le condizioni lo permetteranno e per questo, ripeto, dobbiamo aspettare la scadenza fissata per avere un quadro della situazione, non ci dovrebbe essere un blocco assoluto, bensì la possibilità di movimentare i capi, vendere ed esportare previo esame PCR (rileva nel sangue l’eventuale presenza di un agente infettivo, ndr). Si è fatto per altre malattie, ad esempio la blue tongue».

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