Nel giugno del 2018 Sebastiano Dessanay, contrabbassista e compositore nato a Cagliari, ma con radici in tutta la Sardegna, prende una decisione, di quelle importanti. Sceglie di lasciare di lasciare il suo impiego presso il Royal Birmingham Junior Conservatoire e di realizzare un sogno: visitare in bicicletta tutti i 377 comuni sardi.

Un viaggio da realizzare in maniera lenta, creativa, attraversando territori, genti e suoni per catturarne l’essenza e trasformarla in musica. Quel viaggio, partito da Nuoro, giunto a Cagliari e durato circa quattordici mesi - dal 26 ottobre 2018 al 21 dicembre 2019 – ci viene presentato nel volume "377 project” (Touring Club Italiano,pp. 352).

Non aspettatevi, però, il tradizionale diario di viaggio oppure un resoconto storico-artistico-sociale. L’intento di Dessanay viaggiando di comune in comune era ben altro come scrive nel libro: era immergersi “nei paesaggi, incontrare persone, lasciare impressioni, fornire stimoli. E soprattutto, raccontare il viaggio con la musica”.

Una musica affidata a uno strumento particolarissimo, un ukulele basso, cioè un basso in miniatura capace di produrre le stesse note del contrabbasso, ma trasportabile in bicicletta. Melodie e ritmi si sono così mescolati a vicende storiche, culturali, sociali, ai sapori e agli odori, alle immagini e ai panorami, alle storie ascoltate in quattordici mesi di viaggio. Si sono mescolate ai silenzi dei borghi, ai dettagli che solo per l’autore aveva senso osservare e ricordare. Ne è scaturita una sinfonia into the wild con al centro una terra piccola che racchiude “tanti continenti”.

Insomma, una Sardegna atipica, ma nello stesso tempo più autentica e radicale, capace di affascinare, interrogare e anche “affaticare” il viandante. Come racconta Dessanay: “Ognuna delle 377 tappe è diventata un viaggio nel viaggio, ogni piccola difficoltà un pericolo, ogni pioggia una tormenta monsonica, ogni ruscello un fiume da guadare”.

La copertina del libro

Il viaggio è così diventato esperienza intima, avventura, piccola odissea personale, dato che l’autore attraversava la terra delle sue radici e finiva il suo percorso nella natia Cagliari.

Come ogni itinerario quello di Dessanay ha avuto un suo inizio e una sua fine, ma forse non un punto d’arrivo definitivo come conferma sempre l’autore: “Come Ulisse pensavo di tornare ai luoghi dell’anima, scrutare l’acqua dei pozzi sacri, interrogare ciechi indovini nuragici. Ho aggiunto tasselli all’albero genealogico, ma sento di non potere mettere un punto fermo. L’unico modo è non fermarsi, proseguire nella ricerca, continuare a scalare le ‘montagne della mente’ come si intitola il libro dello scrittore inglese Robert MacFarlane. È quello che farò. Per questo dopo 377 non c’è un punto ma ce ne sono due. Due punti, per continuare, affinché la fine sia sempre un nuovo inizio e ciò che è stato sia di sprone per il futuro. Vale per gli esseri umani, vale ancora di più per un’intera isola, la Sardegna, che conserva vivida memoria del proprio passato, ma che fatica a intravedere il proprio futuro.

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